Kieran Curtis Head of Emerging Market Local Currency Debt, abrdn analizza i cambiamenti economici derivanti dal risultato delle prossime elezioni in Turchia
Le elezioni del 14 maggio in Turchia si preannunciano storiche. Qualora vincesse la coalizione di opposizione, il cosiddetto Tavolo dei Sei, porrebbe fine al dominio politico di Erdogan. Il risultato al momento è davvero incerto, il candidato presidenziale comune della coalizione di opposizione, Kemal Kılıçdaroğlu, è in stretto vantaggio nei sondaggi di opinione. Tuttavia, l’incertezza sull’affluenza alle urne, soprattutto nelle regioni colpite dal devastante terremoto di febbraio, rende il risultato davvero imprevedibile.
IMPLICAZIONI DI POLITICA ECONOMICA
Le politiche di Erdogan, negli ultimi anni, hanno favorito la crescita attraverso il credito a basso costo. In particolare, ciò è stato ottenuto attraverso interferenza politica nella gestione delle policy della Banca Centrale, nonché attraverso misure normative e fiscali volte ad aumentare artificialmente l’offerta di credito e a ridurne il costo. Sebbene tali politiche abbiano mantenuto i tassi di crescita del PIL turco più alti rispetto a quelli degli altri Paesi, ciò è avvenuto al prezzo di un’inflazione elevata e spesso in accelerazione, nonché di deficit delle partite correnti persistentemente alti. L’opposizione in caso di vittoria ha concordato una serie di riforme che mirano a ridurre l’inflazione e a ricostituire le riserve di valuta estera. I tassi di interesse aumenterebbero bruscamente, dall’ 8,5% al 30%–40%. La CBRT smetterebbe anche di vendere riserve per difendere la lira turca, il che significa che la lira probabilmente si indebolirebbe ulteriormente. Tutto ciò danneggerebbe l’economia nel breve periodo e potrebbe innescare una recessione…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.