Dopo un lungo tira e molla giudiziario, la società di Cupertino dovrà risarcire l’Eire per 13 miliardi di dollari: un sacco di denaro per un Paese così piccolo
Dublino ha due anime. La prima, quella più autentica e sincera, calda, accogliente e anche un po’ chiassosa dei suoi pub; la seconda, invece, quella ipertecnologica, ipermoderna e iperpettinata di palazzi e uffici. Ci sono tre cose che uniscono questi due volti sullo stesso viso: il Liffey, il fiume che taglia in due Dublino, i camion-cisterna carichi di Guinness, e ovviamente gli irlandesi. Loro, come il Liffey e i camion pieni di birra, attraversano la città senza problemi, quasi teletrasportati da una dimensione all’altra. La metamorfosi è segnata dal nodo della cravatta e dalla bevanda che tengono in mano: se al mattino il groppo ben stretto si accompagna a una cup di caffè, al pomeriggio si allenta come la persona che lo porta, ben prima di impugnare la prima pinta.
La prima anima di Dublino, la più tradizionale e alcolica, è figlia della storia; la seconda, la più tecnologica e sobria, è senz’altro il prodotto di scelte moderne. A Dublino si convive con entrambe, ché le Big Tech hanno creato molti posti di lavoro e hanno portato molti introiti al Paese. Ecco, appunto, forse troppi introiti.
Perché ora che Apple dovrà pagare fior di quattrini all’Irlanda, e da quelle parti non sanno proprio che farsene.
Ragionarci all’interno di qualche riga, per di più scritta ben lontana dai palazzi di potere irlandesi, lascia il tempo che trova. Un po’ come parlarne al pub con qualche amico e altrettante birre schiumanti sul tavolo: magari non influenzeremo le scelte del Paese, ma ogni scusa è buona per farsi spillare una pinta… O per leggere il Sunday View di questa settimana!
Allora alla salute! O, come dicono da quelle parti, slainte!
ALLA FINE DELL’ARCOBALENO
Nell’immaginario collettivo, c’è questa leggenda irlandese per cui alla fine di un arcobaleno si trovi un leprecauno con una pentola piena d’oro. L’arcobaleno, per Apple, era proprio l’Irlanda, dove anni fa stabilì la sua sede europea, pagando neanche l’1% di tasse. Dal canto loro invece, gli irlandesi hanno beneficiato di oltre cinquemila posti di lavoro in più, oltre che di un’immagine più moderna e attraente per altre società. Tutti contenti, quindi? Non proprio: nel 2016 la Commissione Europea decretò che questo trattamento fosse fin troppo favorevole ad Apple, e aveva messo un pedaggio sull’arcobaleno: la società californiana avrebbe dovuto ridare all’Irlanda 13 miliardi di tasse arretrate. Per farla breve, tra ricorsi e contro-ricorsi, da qualche giorno la decisione del 2016 è stata confermata, con l’amarezza di Apple e dell’Irlanda stessa che – in virtù degli accordi con Cupertino – tutti quei soldi non li voleva e che ora non sa come spendere…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.