Dopo le ultime indiscrezioni del governo, le mosse di Mps e le dichiarazioni di Crédit Agricole, si delinea uno scenario di ulteriore consolidamento del comparto bancario, con il coinvolgimento di Banco Bpm
I giochi sulla scacchiera non sono finiti. L’operazione di acquisizione di Mediobanca da parte di Mps potrebbe essere solo una tappa nella strategia di sviluppo della banca senese. Le indiscrezioni filtrate attraverso Reuters secondo cui il governo Meloni avrebbe disposto di mantenere la quota del Tesoro in Mps al 4,99% fino al termine dell’integrazione con la banca d’affari milanese per poi valutare eventuali altri appoggi, inducono a pensare. Perché tra i corridoi dei Palazzi del potere gira voce che l’esecutivo sarebbe disposto a ridurre la quota se si favorisse un’ulteriore aggregazione, che potrebbe vedere Banco Bpm come oggetto finale del desiderio. I rumors si infittiscono e le intenzioni dei protagonisti, per quanto mascherate da frasi di circostanza, sono segnali. Segnali importanti. Dopo l’affare Mps-Mediobanca cosa si prepara all’orizzonte?
I GIOCHI SONO ANCORA APERTI
Nel primo trimestre del prossimo anno, il 2026, sarà presentato il nuovo Paino Industriale da parte di Luigi Lovaglio che guida Mps. In più occasioni il banchiere – che prima di approdare a Siena ha avuto lunghi trascorsi in Unicredit e che ha guidato diverse banche del gruppo nell’est europeo (Polonia e Bulgaria) – non ha fatto mistero che intende perseguire una crescita per arrivare a capitalizzare almeno 50 miliardi di euro e competere sui livelli più alti del settore in Italia. E anche recentemente, il numero 1 di Mps non ha fatto mistero della sua visione, dichiarando alla stampa che “il consolidamento bancario proseguirà” nel corso dei prossimi anni. E così, mentre gli azionisti di riferimento di Mps tengono d’occhio Generali, dal momento che Mediobanca ne possiede il 13%, Lovaglio senza dubbio tiene d’occhio Banco Bpm…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.