DPAM analizza prospettive e implicazioni di una conferma di Lula o un ritorno dei conservatori di Bolsonaro in un commento del suo Head of Emerging Market Debt Michael Van der Elst
Il Brasile si prepara ad elezioni nel 2026 che potrebbero rappresentare un punto di svolta per i mercati e le politiche. Gestione fiscale, tassi di interesse e rendimenti degli asset dipenderanno da chi vincerà, e con l’incertezza sulla ricandidatura di Lula e l’assenza di un chiaro successore di Bolsonaro tra i conservatori, la partita è tutta da giocare. Un commento di Michael Van der Elst, Head of Emerging Market Debt di DPAM, si concentra sul possibile equilibrio tra politica e inflazione, partendo dall’attuale presidente Lula, che rimane un candidato credibile nonostante l’età avanzata, con un mercato del lavoro che tiene insieme all’agricoltura, e un elettorato ancora favorevole, come nel Minas Gerais, Stato popoloso e in bilico, spesso considerato barometro dell’umore nazionale.
IL VINCOLO DELLA SPESA PUBBLICA
Ma, sottolinea l’esperto di DAPM, sarà difficile fornire ulteriore sostegno fiscale, con il bilancio pubblico vincolato a spese obbligatorie come pensioni, stipendi, sanità, istruzione e interessi del debito, e solo l’8% per la spesa discrezionale, mentre resta la minaccia dell’inflazione. Lula potrebbe rivolgersi a imprese statali o banche per risorse fuori bilancio, grandi aziende come Petrobras ed Eletrobras potrebbero investire di più in infrastrutture, programmi sociali o sussidi, mentre istituti come BNDES, Caixa Econômica Federal o Banco do Brasil potrebbero offrire prestiti più convenienti all’edilizia, l’agricoltura o le imprese…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.