Il lavoratore ha diritto al buono pasto anche se lavora da casa? E quando deve essere reperibile se non è in ufficio? Ecco cosa sapere
La pandemia ha cambiato le abitudini di tutti, tra restrizioni, Dpcm e distanziamento sociale. Tra i settori che hanno risentito maggiormente della nuova organizzazione, c’è il lavoro che è diventato sempre più “da remoto”. Nell’ultimo Dpcm, è stata confermata la possibilità di limitare la presenza del personale nei luoghi di lavoro della Pubblica amministrazione, nelle zone rosse. Lo smart working resta largamente utilizzato anche dai datori di lavori privati, con un numero crescente di aziende che intende mantenere la possibilità anche nel post Covid. Ma cosa cambia rispetto al lavoro in presenza?
SMART WORKING E BUONI PASTO
Stando alla normativa in materia di smart working o lavoro agile (d.lgs. 81/2017), il lavoratore in smart working ha diritto allo stesso trattamento normativo e retributivo di colui che lavora in azienda ma, per quanto concerne i buoni pasto, le regole sono diverse. Una recente sentenza del tribunale di Venezia (decreto 3463 dell’8 luglio 2020), sulla scia di molte pronunce di Cassazione sul tema, ha affermato che dal punto di vista normativo, il buono pasto non fa parte della retribuzione, quindi il diritto al buono durante lo smart working non sussiste. Per capire se spetta il diritto al buono pasto, innanzitutto, occorre verificare il contratto…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.