Quando, come e perché: tutte le risposte sull’euro digitale, la new era della nostra valuta che piace a Bruxelles ma meno alle banche
Bip, bip, bip. Un suono cadenzato, meccanico, eppure famigliare. Bip, bip. Lo avete sentito migliaia di volte, qualche decina solo in quel momento. Bip. La fila scorre, avete già messo la spesa sul nastro. Bip, bip, bip. Quel suono, che prima apparteneva ad altri, ora è tutto vostro. Bip, bip. Iniziate a imbustare, di fretta per non bloccare la coda, ma senza voler apparire trafelati. La cassiera vi guarda, se è in buona sorride, e vi dice il totale. Voi tirate fuori il contante, rigorosamente in cifra tonda, per pagare un conto che è rigorosamente in decimali dispari. Arriva quel momento, quella scena da cinema neorealista in cui vi chiedono: “Non è che avrebbe un euro, così gliene do dieci di resto?”. Mentre cerchiamo di riportare alla mente le nozioni basilari della matematica, il nostro volto assume un bouquet di espressioni da attori navigati, e le nostre mani fanno finta di cercare nelle tasche quella moneta che, in fondo, sappiamo di non avere. Risultato? Nessun Oscar per l’interpretazione, ma tasche piene di monetine.
Ci vorrebbe un metodo più comodo e semplice per pagare. Questo qualcosa c’è già – più o meno –, ma quando sarà attivo? Sostituirà completamente la moneta? Ma è come pagare con la carta?
Nel Sunday View di questa domenica rispondiamo a tutte le domande sull’euro digitale, e vediamo come questo progetto non è così futuristico come può sembrare.
IL FUTURO PRESENTE
“Una forma digitale di contante, emessa dalla banca centrale e accessibile a chiunque nell’area dell’euro”. Questa la definizione data dalla Bce. Un’idea avveniristica che ha già cominciato a prendere forma nella mente della politica europea, che sceglierà come e quando metterla in circolazione in alternativa – non in sostituzione – a quella tradizionale. Le modalità di utilizzo non si discostano da quelle di un pagamento digitale tramite smartphone, già ampiamente in uso. Ma allora cosa cambia? Cambia che a differenza della propria carta di credito o debito, non si pagherà nessuna commissione, evitando di essere guardati male se chiedete il POS al barista per pagare un caffè. Va anche detto che una prospettiva simile non piace molto alle banche e alle società di carte di credito/debito, anche se il nostro continente è molto più compatto sul progetto rispetto agli americani – fa strano essere più avanti di loro, vero? –, con la Fed che deve vedersela col gotha di Wall Street…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.