La casa d’investimento, che non prevede una recessione degli utili, si aspetta però una volatilità elevata e ritiene necessaria una disciplina ancora più rigorosa riguardo alle valutazioni
Nelle ultime settimane, mentre le azioni hanno evidenziato una certa resilienza, i rendimenti dei bond a lunga scadenza sono aumentati. A spingerli al rialzo diversi fattori: dai crescenti timori per gli ampi deficit di bilancio statunitensi alle aspettative d’inflazione dei consumatori. Hanno contribuito anche l’escalation del conflitto in Medio Oriente, le preoccupazioni per la sostenibilità fiscale (ulteriormente aggravate dal “Big Beautiful Bill” del presidente Trump), l’espansione fiscale in Europa (tra cui i piani tedeschi di aumentare le emissioni di Bund) e le aste dei titoli di Stato giapponesi.
FOCUS SU RISCHI FISCALI E DAZI
Escludendo un’escalation del conflitto tra Israele e Iran, i rischi fiscali e i dazi guideranno l’attenzione dei mercati. Ci si chiede se, e in che misura, gli asset statunitensi diventeranno meno appetibili a causa dei problemi fiscali e della sfida allo status quo lanciata dalle politiche dell’amministrazione Trump. “Non si può escludere che in futuro possa esserci un cambiamento di questi storici paradigmi, ma il processo sarà lungo. Per adesso la fiducia nelle istituzioni statunitensi e la loro credibilità rimangono intatte, ma potrebbero essere messe in discussione in momenti diversi” spiega Vincent Mortier, CIO del Gruppo Amundi, nel commento mensile sui mercati…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.