Tra proteste, accuse e sanzioni, il fenomeno dell’overtourism torna a farsi sentire con l’arrivo della stagione estiva: ma è davvero così negativo?
Li chiamano “sliding doors”, quei momenti da aut aut, quelli che o una cosa o l’altra, che decidono cosa sarà delle nostre giornate da quel momento in avanti. Sono quegli istanti che magari viviamo con una certa leggerezza, lì per lì, ma che invece nascondono una svolta importante. Come quella volta in cui abbiamo scelto l’università, quell’altra in cui abbiamo deciso di parlare per la prima volta a chi sarebbe poi diventato il nostro migliore amico, o come quella volta in cui abbiamo deciso cosa sarebbe stato delle nostre vacanze. Dite che è poco? Chi non si è mai trovato in difficoltà di fronte alla scelta del luogo dove trascorrere le ferie? C’è chi ha sudato freddo alla domanda “mare o montagna”, e poi c’è anche chi invece ha tentato di uscirne proponendo “città”.
Sliding doors o meno, qualsiasi sia la meta che viene concordata, non si può sfuggire a un’ombra perennemente in agguato: quella del “turismo”. C’è chi ormai ne sussurra il nome come fosse un mostro da cui nascondersi, e chi invece lo insegue come la promessa di una miniera d’oro, pronto a raccoglierne ogni briciola, anche a costo di consumarne le fondamenta.
La virtù sta nel mezzo, come direbbero gli antichi greci. O quantomeno così dovrebbe essere, anche se non è sempre così semplice trovarla. Nel Sunday View di questa settimana proviamo a fare un po’ di chiarezza in mezzo al marasma che ogni anno si crea attorno al tema dell’overtourism. Se volete scoprirne di più, chiudete le valigie e partite con noi!
STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE, STESSI PROBLEMI
Giusto un anno fa scrivevamo su queste righe delle proteste a Barcellona contro l’overtourism e tutto quello che ne deriva: la calca per la città, il prezzo degli alloggi che aumenta, i negozi di souvenir che rimpiazzano le botteghe degli artigiani e così via. Ecco, a distanza di 12 mesi, i manifestanti sono tornati a fare capolino con gli stessi slogan, sulla Rambla come anche nelle “iper-turisticizzate” Ibiza, Malaga, Palma di Maiorca, e Granada. Ai residenti, quindi, sembra non andare giù tutta questa massa di turisti, ma ai commercianti? Per loro dovrebbe essere una manna dal cielo avere tutti quei possibili clienti che passano davanti alle loro vetrine. Forse troppo, visto che a Capri il sindaco Paolo Falco, ha vietato qualsiasi azione di disturbo verso i visitatori. Vale a dire: non si possono inseguire i turisti armati di menù, dépliant per le gite in barca o volantini che promuovono romantici giri in Ape. Dunque, ai residenti non piace il turismo, mentre invece ai commercianti piace così tanto che qualcuno deve metterci un freno…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.