Joseph V. Amato (CIO Equities di Neuberger Berman) ritiene che la conferma dell’orientamento di politica monetaria da parte della banca centrale USA risulti favorevole ai mercati
A dicembre, il “dot plot” della Fed, l’illustrazione dei puntini relativi alle stime future che fornisce una visione generale del trend, indicava che i tassi sarebbero rimasti invariati fino alla fine del 2023. Da quel momento, i mercati si sono mossi pensando che l’iniezione di 1.900 miliardi di dollari promossa dall’amministrazione Biden per stimolare la riapertura dell’economia, sia in grado di far salire i tassi di crescita e di inflazione, costringendo la banca centrale a rivedere le proprie posizioni. Il rendimento decennale statunitense ha infatti superato l’1,7% mentre i mercati dei future contemplano diversi rialzi nel 2023.
CRESCITA DEL PIL USA AL 6,5% E LA DISOCCUPAZIONE AL 3,5%
“La scorsa settimana, la Fed ha incrementato le previsioni di crescita del PIL statunitense nel 2021 dal 4,2% al 6,5% con un calo della disoccupazione al 3,5%. Tuttavia, la traiettoria del suo ‘dot plot’ non è affatto cambiata, continuando ad indicare tassi invariati per i prossimi tre anni”, fa sapere Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer – Equities di Neuberger Berman. L’atteggiamento della banca centrale statunitense si spiega con la svolta di Powell dello scorso agosto, quando annunciò che la Fed non avrebbe più perseguito un obiettivo di inflazione del 2%, bensì una media del 2% nel lungo periodo. A questo proposito, l’istituto centrale USA prevede che l’inflazione negli Stati Uniti raggiunga il 2,4% quest’anno per poi rallentare al 2% nel 2022..
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.