William Johnston (AllianceBernstein) analizza la portata delle emissioni di carbonio nel mining del Bitcoin e ne promuove i risvolti sociali
La quotazione di Coinbase a Wall Street avvenuta ad aprile ha riacceso le domande degli investitori sulle implicazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) del successo delle criptovalute. Elon Musk, “Tecnoking” di Tesla, ha bloccato l’acquisto di macchine tramite Bitcoin proprio per gli alti consumi che provocano. Il problema sembra essere il mining, cioè il procedimento di creazione informatica delle monete digitali. Ma quanto sono fondati i timori sulla pericolosità delle criptovalute per l’ambiente?
TIMORE ESAGERATO
È la domanda che si stanno ponendo molti investitori e analisti, tra cui William Johnston, Portfolio Manager – Sustainable International Thematic Equities di AllianceBernstein. Per Johnston, i timori degli analisti sull’alto consumo di energia del processo di mining delle criptovalute sono esagerati. Il Bitcoin è la moneta digitale con la struttura di sicurezza più controllata, fatto che gli garantisce un ampio vantaggio di rete, ed è quella che brucia la maggior quantità di energia. Nonostante questo, la regina delle criptovalute genera solo lo 0,13% delle emissioni di carbonio globali annuali…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.