Il Consiglio di Stato ha recentemente dichiarato che l’estensione delle concessioni balneari fino alla fine del 2024 è illegittima, richiedendo l’avvio immediato delle procedure di gara.
Cosa è successo
Il Consiglio di Stato ha respinto un ricorso presentato dai proprietari del Bagni San Michele, uno stabilimento balneare di Rapallo. La sentenza, depositata il 30 aprile, sottolinea che le spiagge sono una risorsa “sicuramente scarsa” e che la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023 deve essere rispettata.
Il Consiglio di Stato ha stabilito che i Comuni non devono applicare la legge che concede la proroga delle concessioni. “La disposizione introdotta dalla l. n. 14 del 2023″ dovrebbe e deve essere essa stessa disapplicata,” si legge nella sentenza.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, hanno criticato il Consiglio di Stato, sostenendo rispettivamente che la magistratura dovrebbe far rispettare la legge, non boicottarla, e che le spiagge non sono una risorsa scarsa.
D’altro canto, l’opposizione ha accolto con favore la sentenza. Il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli ha affermato che la sentenza sbugiarda il lavoro di mappatura delle spiagge del governo. Anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi ha sostenuto che le spiagge in Italia sono risorse scarse e che le gare per l’assegnazione devono essere fatte subito.
Perché è importante
La decisione del Consiglio di Stato ha importanti implicazioni per i proprietari di stabilimenti balneari e per i Comuni. La sentenza potrebbe portare a una ristrutturazione del modo in cui le concessioni balneari vengono assegnate e gestite in Italia. Inoltre, la decisione potrebbe avere un impatto significativo sul settore turistico, dato il ruolo centrale delle spiagge nell’industria turistica italiana.
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