In Usa e anche in Europa, con l’eccezione dell’Italia, i governi devono pagare di più chi investe in titoli di Stato, dopo oltre 15 anni di costo quasi zero del debito. L’accoppiata Musk-Bessent darà la linea
Le news finanziarie sono piene di titoli che lanciano l’allarme bond, i rendimenti dei titoli di Stato nei Paesi sviluppati sono ai massimi da diversi anni mentre i deficit pubblici continuano a correre, imponendo l’emissione di quantità crescenti di debito a costi più alti. In Europa fa eccezione, questa volta in positivo, un Italia che riesce a tenere lo spread Btp-Bund poco sopra i 100 punti base, mentre la Francia è diventata la pecora nera e paga oltre 90 punti più della Germania, che pure ha visto crescere il rendimento del debito che emette da sottozero solo tre anni fa al 2,5% di oggi. Ma l’epicentro del nuovo corso dell’obbligazionario è come sempre sull’altra sponda dell’Atlantico, dove il rendimento del Treasury a 10 anni viaggia vicino al 5% e quello del trentennale al 6%.
IL LUNGO ESPERIMENTO DEL QUANTITATIVE EASING
In prospettiva storica, niente di clamoroso o drammatico, anzi un ritorno alla normalità, quella precedente agli anni eccezionali che hanno fatto seguito alla crisi finanziaria globale del 2008, con l’invenzione da parte di Ben Bernanke del Quantitative Easing per uscirne, poi replicato in Europa con la crisi del debito sovrano, e a livello globale a seguito dello shock da Covid nel 2020, con l’accompagnamento di dosi massicce di spesa pubblica per sostenere e stimolare i bilanci di famiglie e imprese. L’inversione a “U” delle politiche monetarie, guidata dalla Fed, ha riportato il costo del denaro a livelli pre-Lehman, o se vogliamo a quelli precedenti la bolla delle dot.com, o ancora a quelli precedenti la fiammata inflazionistica da petrolio degli anni 70…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.