Secondo la casa d’investimento, i dati più recenti dicono che l’Europa non sembra in grado di generare degli utili tali da giustificare le valutazioni di mercato che ha raggiunto, come invece accadeva con gli Usa
Nel programma di Trump figurano non soltanto i dazi, con tutte le implicazioni per l’equity. Ci sono anche la revisione degli apporti in materia di sicurezza nei confronti della NATO e forti sostegni governativi alle principali società tech americane. Un’articolata agenda politica che rappresenta una grande sfida per le aziende del Vecchio Continente e, di riflesso, un punto di svolta significativo anche per l’azionario europeo. Le cui valutazioni, particolarmente convenienti rispetto alla controparte d’oltreoceano, hanno spinto molti investitori globali ad aumentare la loro esposizione verso l’asset class.
LA PERSISTENTE SOVRAPERFORMANCE DELL’EQUITY USA
“La persistente sovraperformance delle azioni statunitense degli ultimi 15 anni” spiega Simon Bell, Rates and Inflation Assistance Portfolio Manager di L&G “non è stata soltanto merito di evidenti qualità del mercato locale ma anche dalla convinzione che non vi fossero vere alternative”. Nell’ultimo decennio in Europa ha prevalso un mix di austerità e populismo e lo scoppio della guerra in Ucraina ne ha affossato fortemente l’appetibilità. La Cina, invece, ha combattuto la deflazione e la crisi nel ramo immobiliare, dopo anni di costruzioni eccessive…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.