Secondo Assifact e Prometeia in dieci anni la quota del factoring nel nostro Paese è scesa di oltre tre punti percentuali, a vantaggio delle operazioni di Private Equity e di Private Debt
Certo, è un settore zavorrato da complicazioni legislative e burocratiche. E certamente è anche testimonianza di procedure non semplici, che prevedono competenze adeguate. Ma l’avversario più temuto per il Factoring è la leva finanziaria. Per intenderci, quella garantita dalle operazioni di Private Equity e di Private Debt, che consentono alle imprese di accedere a risorse per la crescita. Per Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact, l’Associazione Italiana per il Factoring, “se gli aspetti normativi fossero semplificati e avviati grazie a interventi della politica dalla quale non si può prescindere, con il cambiamento delle norme europee sul default, che penalizzano il settore, si potrebbero liberare risorse per circa 2 miliardi di euro”. In sostanza il Factoring potrebbe tornare a giocarsela in prima linea.
LA CONTINGENZA
Alla presentazione dell’Osservatorio sul Mercato del Factoring, nella Tower milanese di Bnp Paribas, parlano le cifre. E i numeri relativi ai primi 9 mesi dell’anno mostrano una buona salute del comparto. Con un turnover cumulato di oltre 208 miliardi di euro il mercato del Factoring ha fatto registrare un incremento del 3,75% rispetto all’analogo periodo del 2024. E si registra anche un aumento del 6,31% degli anticipi e dei corrispettivi erogati. Secondo il rapporto elaborato da Assifact, le previsioni basate sulla proiezione dei dati congiunturali mostrano che l’anno in corso si chiuderà in positivo, con un rapporto Factoring/Pil che oscillerà tra il 3,16% e il 4,83%…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.
