Microsoft, Google, Amazon e non solo: in tutto il mondo si parla dei licenziamenti di migliaia di dipendenti. Risposta comune per affrontare un momento di crisi che sembra esteso a tutto il settore tech
Nell’antica Roma esisteva un tempio aperto ai fedeli solo in alcuni momenti precisi: era il tempio di Giano, la divinità con due volti rivolti uno al passato e l’altro al futuro, il cui luogo di culto era accessibile al popolo solo in tempo di guerra. Oggi i tempi appaiono complicati anche per le cosiddette Big Tech, con Google & co. che aprono le porte delle loro sedi non tanto per dare conforto a chi confida in loro, quanto piuttosto per agevolare il defluire dei dipendenti licenziati.
Nomi come Microsoft e Google – anticipati da un paio di mesi da Meta e Twitter – stanno facendo i conti con grandi numeri di dipendenti lasciati a casa, nel tentativo di riprendersi dal momento non facile che ha aperto il 2023. Certo può stupirci quanto brand così grossi e apparentemente inscalfibili si ritrovino a fare dei tagli così pesanti, eppure è successo anche a uno degli imperi più vasti della storia di cancellare da un giorno all’altro una delle sue professioni più importanti.
TECH CALDO
18.000 da Amazon, 10.000 da Microsoft, 12.000 da Alphabet – società madre di Google e YouTube – e circa 600 da Spotify, a cui si aggiungono anche i 3.900 di IBM e i 3.000 di SAP assieme a molti altri…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.