Secondo Giancarlo Perasso, Lead Economist, Ceemea, di PGIM Fixed Income, molti Paesi dell’area subsahariana devono fare i conti con correttivi fiscali, un aumento dell’esportazione e una diminuzione del costo delle importazioni, se vogliono essere attrattivi per gli investitori. Un panorama nel quale gioca un ruolo anche la crisi della Cina
Il Covid prima e l’invasione dell’Ucraina subito dopo sono due shock che negli ultimi anni hanno avuto un forte impatto sull’Africa. Le finanze pubbliche sono state messe a dura prova a causa della riduzione delle entrate fiscali e dell’aumento delle spese durante la pandemia, l’inflazione è salita alle stelle con un’impennata dei prezzi dei generi alimentari che ha pesato molto sul potere d’acquisto delle famiglie, e infine l’inasprimento della politica monetaria ha complicato l’accesso ai mercati dei capitali. Sebbene il sostegno della comunità internazionale abbia attenuato l’impatto di questi shock negativi, l’adozione di politiche fiscali prudenti sarà fondamentale per molti Paesi dell’Africa subsahariana (SSA) per accelerare la crescita e raggiungere la sostenibilità del debito.
OPPORTUNITA’ PER GLI INVESTITORI
Tuttavia, alcuni Paesi si trovano in posizioni strutturali difficili che non è facile correggere rapidamente. “In futuro – osserva Giancarlo Perasso, Lead Economist, Ceemea, di PGIM Fixed Income – ci aspettiamo di assistere a una maggiore dispersione dovuta proprio a fattori strutturali più che a iniziative politiche. Le recenti performance della regione subsahariana sono state in gran parte guidate da fattori tecnici. Per gli investitori, ciò rappresenta un’opportunità per capitalizzare la divergenza dei fondamentali all’interno della regione che attualmente non si riflette negli spread creditizi”…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.