Mentre crescono ancora i prezzi di Brent e Wti, si valutano gli impatti dei tagli alle forniture russe voluti dagli Stati Uniti. E intanto il colosso Bp annuncia licenziamenti per effetto della decarbonizzazione
L’accordo per il cessate il fuoco a Gaza ha fatto crescere le aspettative di uno stop agli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso da parte delle milizie Houthi dello Yemen, con la speranza che si ponga fine alla crisi del trasporto marittimo in quell’area cruciale per gli scambi commerciali. Aspettative che hanno ricadute sul prezzo del greggio, tanto che quella che si sta chiudendo è la quarta settimana consecutiva di rialzi. Stamattina i futures sul Brent avanzano dello 0,2% a 81,44 dollari il barile, dopo aver guadagnato il 2,3% questa settimana, mentre i futures sul Wti sono in rialzo di 20 centesimi o dello 0,2% a 78,84 dollari il barile, dopo essere saliti del 3,3% nella settimana.
LE RICADUTE DELLE SANZIONI USA
In questo scenario si aggiungono le nuove drastiche sanzioni introdotte dagli Usa sul commercio energetico russo, con tagli alle forniture di greggio fino a 700mila barili al giorno. È quindi aumentata la possibilità di una interruzione dell’approvvigionamento di petrolio da parte di alcuni paesi, India in primis, visto che da sempre è uno dei principali acquirenti di greggio a basso costo dalla Russia. Secondo gli analisti rischia di dover affrontare un possibile choc petrolifero, che comporterebbe un inevitabile aumento dell’inflazione…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.