Tra cali delle vendite negli Usa, crollo del titolo in Borsa e dichiarazioni sgradevoli, la catena di caffetterie più grande al mondo sta pagando alcuni momenti difficili
Pensiamo al mare.
A quel suo profumo che accarezza l’olfatto, al rumore che coccola l’udito, al colore profondo che riempie la vista, e a quella sensazione che ci avvolge al tatto.
Certe cose si vivono meglio con tutti i sensi. Il mare, come anche un libro o un caffè. E se provate a rileggere le righe di poco fa, potreste traslarle esattamente per tutte e tre.
Cos’hanno in comune questi elementi? Certo si può pensare a un bel romanzo da ombrellone letto in spiaggia con un caffè in ghiaccio, ma non è questo ciò che intendiamo ora. No, il fil rouge è un’azienda nata dall’altra parte del mondo più di 50 anni fa; un’azienda di caffè e caffetterie, con una creatura marina come simbolo, e che prende il nome da un personaggio del romanzo di Melville ‘Moby Dick’: Starbucks.
Proprio di questo parleremo nel Sunday View di oggi, che, perché no, potrete leggere sorseggiando il vostro caffè preferito. Quando siete pronti con la tazzina in mano, possiamo partire!
VENTI
Se siete mai entrati da Starbucks, siete riusciti a non farvi distrarre dalle pannose proposte sugli schermi dietro al bancone, e vi siete soffermati sulle dimensioni delle cups, avrete notato che in quelle caffetterie hanno trovato un termine per descrivere qualcosa che è più grande dell’aggettivo “grande”: Venti. E forse questa misura è il termine adatto per descrivere i problemi dell’azienda, anche se poi in Borsa il titolo non ha perso il 20%, ma ci è andato vicino – quasi il 16% –, portando Howard Schultz, ex CEO e artefice del successo globale del brand, a dare qualche “amichevole” consiglio non richiesto – e mal digerito – dal suo successore Laxman Narasimhan. Ma questo lo vedremo più avanti…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.