I negozi, i ristoranti e le strade un tempo affollate della capitale cinese, Pechino, restano vuoti anche a metà dicembre, ma non è a causa dei blocchi forzati del COVID-19, semmai il contrario.
Cosa è successo
Pechino resta immobile poco meno di una settimana dopo che il governo cinese ha revocato le dure restrizioni previste dalla politica Zero-Covid in risposta a un’ondata di proteste a livello nazionale. Ma questo blocco è stato autoimposto dagli abitanti della città, che hanno scelto di rimanere a casa preoccupati dalla possibilità di contrarre il virus.
Weibo Corp (NASDAQ:WB), la piattaforma di social media cinese è stata inondata da persone in tutta la nazione che hanno condiviso notizie sulle loro infezioni e sulle loro esperienze con il COVID-19, secondo il New York Times.
I test che tradizionalmente regolavano la vita quotidiana in Cina sono stati notevolmente ridotti dalle nuove norme sul COVID-19 e i residenti ora preferiscono utilizzare i test antigenici a casa quando sono disponibili, rendendo i dati ufficiali inaffidabili.
La Commissione sanitaria nazionale cinese (NHC) ha poi annunciato mercoledì che non includererà le infezioni asintomatiche nel conteggio giornaliero dopo aver smesso di cercare di tenere traccia di tutti i nuovi casi di Covid-19.
Perché è importante
Nelle aree dove si sviluppano focolai di Covid-19, la gravità della malattia richiede solitamente tempo per diventare evidente, ma vi sono indicazioni di livelli di vaccinazione insufficienti. Ciò potrebbe avere un impatto sui titoli cinesi quotati sui mercati azionari statunitensi se l’epidemia peggiorasse e costringesse le aziende a chiudere e i dipendenti a rimanere a casa.
L’indice Hang Seng China Enterprises ha guadagnato lo 0,39% mercoledì, portando il rally di dicembre al 7,25%.
La più grande società di viaggi online cinese, Trip.com Group Ltd (NASDAQ:TCOM), con sede a Shanghai, ha perso il 2,48% mercoledì a causa della diffusione del virus, ma è salita del 13% nell’ultimo mese quando gli investitori hanno ricevuto la notizia della riapertura del Paese.
I cittadini cinesi si sono affrettati ad acquistare pesche in scatola in seguito alle speculazioni secondo cui gli alimenti ricchi di vitamina C potrebbero prevenire o addirittura curare il Covid. Da allora, i media statali si sono affrettati a dichiarare che la frutta conservata non è né un toccasana né un sostituto dei farmaci.
Foto Gruppo multimediale Grindstone tramite Shutterstock
Vuoi scoprire i migliori trade dei nostri professionisti? Per Natale ti offriamo la possibilità di abbonarti alla nostra Newsletter 4 in 1 con il 50% DI SCONTO. E le prime due settimane sono GRATIS! Scopri di più