La Legge di Bilancio 2026 si prepara a introdurre novità fiscali di rilievo per milioni di cittadini e imprese: la nuova rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali e un ulteriore taglio dell’Irpef per il ceto medio. Due dossier intrecciati tra beneficio sociale, esigenze di bilancio e tensione politica.
Cosa è successo
La rottamazione quinquies entrerà in manovra come quinta edizione della sanatoria fiscale per diluire e alleggerire il peso dei debiti con il Fisco. La misura prevede:
- Piano di pagamento decennale: fino a 120 rate in dieci anni, così da rendere il debito più sostenibile anche per chi ha importi elevati.
- Decadenza flessibile: perdere il diritto ai benefici solo dopo l’omissione del pagamento di 8 rate, anche non consecutive, rispetto alle soglie più rigide del passato.
- Anticipo obbligatorio: per debiti sopra i 50.000 euro sarà richiesto un acconto del 5% sull’importo, da versare subito con la domanda.
- Criteri selettivi: esclusi chi ha già aderito e non concluso pagamenti nelle precedenti rottamazioni o ha utilizzato le sanatorie esclusivamente per bloccare procedure esecutive.
In parallelo, il taglio dell’Irpef prevede:
- Riduzione dell’aliquota intermedia dal 35% al 33%
- Possibile estensione della fascia beneficiaria fino a 60.000 euro lordi
- Risparmi stimati: da 40 euro annui per i redditi più bassi, fino a circa 1.440 euro per chi supera i 50.000 euro.
La priorità resta puntare sui contribuenti realmente in difficoltà e rendere le misure sostenibili per lo Stato.
Perché è importante
La nuova rottamazione promette di aiutare famiglie e imprese a regolarizzare la loro posizione, ma introduce anche paletti più rigidi per evitare abusi: il focus è su chi vuole davvero saldare il debito, senza scorciatoie per i furbetti. Il taglio Irpef mira a sostenere i redditi medi ampliando il beneficio, ma la sua portata dipenderà dalle disponibilità finanziarie e dalle regole europee su deficit e debito.
Il calendario fiscale sarà scandito tra ottobre e novembre, tra incontri politici e tecnici. La posta in gioco è alta: restituire liquidità ai contribuenti, garantendo però la tenuta dei conti pubblici e la credibilità delle politiche fiscali italiane.
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Foto: Freedomz via Shutterstock