Arriva una proposta che potrebbe cambiare radicalmente l’uso del contante in Italia. Un emendamento alla manovra finanziaria, presentato da Fratelli d’Italia, prevede di alzare il tetto per i pagamenti in contanti, introducendo però una nuova imposta di bollo fissa per le transazioni di importo più elevato.
Cosa è successo
L’emendamento propone di istituire, a partire dal primo gennaio 2026, una “imposta speciale di bollo” di 500 euro per ogni pagamento in contanti effettuato per l’acquisto di beni o servizi. La tassa si applicherebbe a tutte le transazioni di importo compreso tra 5.001 e 10.000 euro.
Attualmente, il limite per l’uso del contante è fissato a 5.000 euro. La proposta, se approvata, raddoppierebbe di fatto questo tetto, ma a un costo significativo per chi sceglie di non usare strumenti tracciabili. Per garantire la tracciabilità, la norma prevede l’obbligo di apporre un contrassegno sulla fattura cartacea, una copia della quale andrebbe al fornitore per eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Perché è importante
Questa proposta rappresenta un cambio di paradigma rispetto alle politiche degli ultimi anni, che miravano a ridurre il tetto al contante per contrastare l’evasione fiscale. Da un lato, la norma offre una maggiore libertà di utilizzo del contante, ma dall’altro introduce un forte disincentivo economico.
Un bollo fisso di 500 euro su una transazione di 5.001 euro rappresenta un costo del 10%, un onere che renderebbe l’uso del contante per queste cifre estremamente svantaggioso rispetto ai pagamenti elettronici. La misura sembra quindi un compromesso: si concede la possibilità di effettuare pagamenti in contanti più alti, ma si applica una “penalità” che, di fatto, potrebbe spingere la maggior parte dei cittadini e delle imprese a preferire comunque le alternative tracciabili e gratuite. Il dibattito politico si concentrerà ora sull’equilibrio tra libertà di pagamento e lotta all’evasione.
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Foto: Shutterstock/ Evgeniy Voytik
