Con l’estate ormai esplosa e la calura che non dà tregua, le partite IVA italiane hanno un pensiero in più oltre alle ferie: il pagamento delle imposte. Entro il 31 luglio 2025, c’è tempo per saldare quanto dovuto senza incorrere in sanzioni, approfittando di una proroga che, se ben gestita, può alleggerire la pressione fiscale — almeno psicologicamente.
Cosa è successo
Il calendario fiscale si allunga di un mese rispetto alla scadenza ordinaria del 30 giugno, concedendo ai contribuenti un margine in più fino al 31 luglio. È un’opportunità preziosa per chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi e deve completare i versamenti relativi al saldo e agli acconti per l’anno fiscale successivo.
Chi sceglie questa finestra temporale più ampia deve tuttavia mettere in conto una piccola maggiorazione dello 0,40% sull’importo da versare. Una somma irrisoria: su 200 euro, si tratta di soli 80 centesimi — un prezzo accettabile per chi desidera qualche giorno in più per fare ordine tra i conti.
Nonostante la flessibilità, l’attenzione al calendario resta cruciale: ogni ritardo oltre il 31 luglio potrebbe aprire la porta a sanzioni ben più pesanti. In altre parole, più tempo sì… ma senza abbassare la guardia.
Il discorso cambia leggermente per chi è soggetto agli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale): in questo caso, i pagamenti erano possibili senza alcuna maggiorazione entro il 21 luglio, o con lo 0,40% in più entro il 20 agosto. Una doppia finestra utile per gestire con maggiore tranquillità i flussi di cassa.
Perché è importante
Per i titolari di partita IVA, questi margini temporali non sono solo una scadenza da segnare in agenda. Sono strumenti di respiro finanziario, pensati per chi ogni anno si ritrova a mediare tra obblighi fiscali e impegni di liquidità. I piccoli imprenditori e i liberi professionisti possono così distribuire meglio gli sforzi, evitando stress inutili e sovraccarichi improvvisi.
Un altro vantaggio spesso trascurato è la possibilità di rateizzare gli importi. Da luglio a dicembre, si possono suddividere i versamenti in sei tranche mensili, con un interesse dello 0,33% su ciascuna rata successiva alla prima. A conti fatti, un 4% annuo che permette di spalmarne l’impatto su un arco più lungo — utile per chi deve fronteggiare altri pagamenti o desidera conservare una certa liquidità.
Attenzione però: rateizzare non significa abbassare la guardia. La pianificazione resta la chiave per non trasformare un vantaggio in un problema. Errori nei tempi o nei calcoli possono vanificare gli sforzi fatti, rendendo necessario — e auspicabile — un approccio più consapevole e strategico alla gestione delle imposte.
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