Le azioni Eni si trovano in una fase di apparente immobilismo nonostante due notizie di rilievo: la joint venture con Petronas e l’accordo siglato con la compagnia energetica turca Botas. Eventi che, almeno sulla carta, avrebbero potuto sostenere le quotazioni ma che, nella realtà, non stanno scaldando il mercato.
Cosa è successo
A metà seduta, il titolo Eni segnava un calo dello 0,13% a 14,92 euro, facendo peggio dell’indice Ftse Mib, già debole di suo. Il problema non riguarda solo l’andamento giornaliero: analizzando i grafici si nota che nell’ultimo mese e negli ultimi sette giorni il titolo è rimasto pressoché invariato, con un rialzo significativo soltanto su base annuale (+10%).
Il quadro tecnico evidenzia che, nonostante le recenti commesse, il titolo rimane in una fase laterale. Ieri Eni aveva solo sfiorato i 15 euro senza superare questa resistenza, mentre oggi il movimento è tornato negativo. I 14,50 euro restano per ora un livello di supporto, ma gli analisti segnalano un margine di crescita molto contenuto: il target price medio fissato a 15,3 euro implica un potenziale di upside di poco superiore al 2%.
Sul fronte operativo, però, le novità non mancano: il progetto con Petronas porterà a una produzione iniziale di 300 mila barili al giorno con prospettive di crescita oltre 500 mila barili nei prossimi tre anni, consolidando la presenza di Eni in Malesia e Indonesia. Parallelamente, l’intesa con Botas prevede la fornitura di 4,8 miliardi di metri cubi di GNL nell’arco di tre anni, rafforzando i rapporti con Ankara.
Perché è importante
Dal punto di vista strategico, gli accordi siglati con Petronas e Botas rafforzano la posizione internazionale del Cane a Sei Zampe, confermandone il ruolo di partner affidabile nei mercati complessi dell’Asia e del Medio Oriente. Per la Turchia, la collaborazione con Eni contribuisce al percorso di diversificazione delle fonti energetiche; per Eni, rappresenta un tassello di crescita e stabilità di lungo periodo.
Tuttavia, il mercato azionario sembra guardare altrove. Il contesto macroeconomico e la recente volatilità delle quotazioni petrolifere attenuano l’effetto price sensitive di queste notizie. Senza il superamento deciso della soglia dei 15 euro, gli investitori restano cauti e il titolo appare prigioniero di una dinamica laterale.
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Foto: MMD Creative / Shutterstock