Doppia mossa strategica per Eni, che consolida la propria posizione nella transizione energetica e rafforza al tempo stesso la politica di valorizzazione azionaria. Da un lato, il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha firmato un accordo di rilievo con Global Infrastructure Partners (GIP), braccio infrastrutturale di BlackRock, per cedere il 49,99% di Eni CCUS Holding, società dedicata alle tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO₂. Dall’altro, prosegue il piano di buyback con nuove acquisizioni per 40 milioni di euro.
Cosa è successo
L’intesa con GIP prevede la gestione congiunta di progetti CCUS (Carbon Capture Utilization and Storage) in Regno Unito, Olanda e Italia. Tra gli asset principali figura l’iniziativa di Liverpool Bay, parte del cluster industriale HyNet, già sostenuta da un quadro normativo definito e un piano finanziario approvato. Altri progetti includono Bacton (UK) e l’impianto L10-CCS nei Paesi Bassi.
La partnership potrebbe inoltre estendersi al 50% del progetto CCS Ravenna, asset strategico per la decarbonizzazione industriale italiana. “Il consolidamento del portafoglio globale CCUS e l’ingresso di un partner di lungo termine come GIP rafforzeranno la nostra capacità di implementare soluzioni su larga scala”, ha sottolineato Descalzi.
Parallelamente, Eni ha acquistato tra l’11 e il 14 agosto 2,69 milioni di azioni proprie, per un controvalore di circa 40 milioni di euro a un prezzo medio di 14,87 euro. Dall’avvio del programma, a maggio, l’azienda ha riacquistato 45,1 milioni di titoli (1,43% del capitale) per 630 milioni di euro totali. Considerando le operazioni pregresse, Eni detiene già il 4,34% del capitale sociale.
Perché è importante
La partnership con BlackRock conferma il modello satellitare di Eni, volto ad attrarre capitali specializzati per accelerare i progetti green e creare valore anche al di fuori del business tradizionale degli idrocarburi. In prospettiva, il rafforzamento del portafoglio CCUS potrebbe posizionare la società come leader europeo nella decarbonizzazione industriale.
Sul piano finanziario, il buyback fornisce un sostegno strutturale al titolo, aumentando la remunerazione per gli azionisti e inviando al mercato un segnale di fiducia sulla solidità del gruppo. Al momento, le azioni Eni restano stabili a 15,02 euro, in attesa di nuovi catalizzatori dal comparto energetico e dalle politiche ESG europee.
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Foto: Sutthiphong Chandaeng via Shutterstock