La rivoluzione finanziaria italiana entra nel vivo: la BCE ha approvato senza condizioni l’offerta pubblica di scambio lanciata da Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, aprendo la strada a una delle più ambiziose aggregazioni bancarie del decennio. Tocca ora alla Consob valutare il prospetto informativo, ultimo passaggio prima che l’Ops possa iniziare — probabilmente il 14 luglio.
Cosa è successo
Il progetto, nato nel 2022 sotto la guida dell’AD Luigi Lovaglio, punta a unire la banca più antica del mondo con uno dei nomi più solidi della finanza italiana. L’operazione, del valore stimato di 13,2 miliardi di euro, prevede lo scambio di 2,53 azioni Mps per ogni azione Mediobanca. L’ok della BCE rappresenta un endorsement forte, che però non chiude tutte le partite.
La Consob deve ora esaminare tutti i dettagli operativi. Se il calendario non subirà rallentamenti, la finestra per concludere l’offerta si estenderebbe fino a settembre, più precisamente tra il 5 e il 12 del mese. In parallelo, il CdA di Mps ha già approvato un aumento di capitale mirato, coperto interamente con risorse interne, forte di un Cet1 ratio al 19,6%.
Il governo italiano segue con attenzione: il MEF è primo azionista di Mps (11,7%) e potrebbe giocare un ruolo chiave nell’evoluzione del risiko bancario. Intanto, Mediobanca — che ha rinviato la sua assemblea al 25 settembre — resta silenziosa in attesa del verdetto.
Perché è importante
Il confronto in Borsa tra le due società ha già acceso i fari degli investitori: le azioni Mediobanca hanno toccato un +18% rispetto alla valutazione proposta, prima di stabilizzarsi su un +6%. Un segnale che potrebbero esserci ritocchi all’offerta, specie nelle ultime fasi della campagna.
L’operazione, sostenuta anche da azionisti forti come Caltagirone, Delfin e Banco Bpm, disegna un nuovo polo bancario integrato, dove Mps non è più la banca in crisi del 2017, ma una realtà solida e in crescita: 1,951 miliardi di utile netto nel 2024, dividendi distribuiti per oltre 1 miliardo e un recente bond da 500 milioni di euro andato a ruba.
Ma c’è di più. Alcuni osservatori suggeriscono che, nel medio periodo, questa mossa possa aprire le porte a un’aggregazione più ampia, con dentro anche Banco Bpm, Anima e magari Banca Generali. Fantafinanza? Forse. Ma il fatto che il governo non sembri ostile a un disegno simile fa riflettere.
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