La battaglia per il controllo di Mediobanca entra nelle sue fasi decisive. A pochi giorni dall’assemblea di Piazzetta Cuccia sul progetto di fusione con Banca Generali, la holding Delfin della famiglia Del Vecchio ha deciso di scoprire le carte, aderendo in massa all’Ops di Monte dei Paschi di Siena (Mps). Una mossa che cambia radicalmente gli equilibri e che manda un messaggio preciso al mercato e agli azionisti: la partita non si gioca più solo dentro Mediobanca, ma anche e soprattutto a Siena.
Cosa è successo
Secondo quanto riportato da Repubblica e Corriere della Sera, Delfin – che controlla il 19,8% di Mediobanca – ha conferito gran parte della propria partecipazione all’offerta lanciata da Mps, facendo balzare le adesioni complessive già al 19,42%. Un segnale forte, soprattutto in vista dell’assemblea di giovedì, dove il ceo Alberto Nagel cercherà di ottenere il via libera all’offerta di Mediobanca su Banca Generali, operazione da tempo al centro del dibattito finanziario.
Di fatto, Delfin – primo azionista di Mediobanca e già titolare del 9,9% di Mps – spinge apertamente per il piano del ceo di Siena, Luigi Lovaglio, posizionandosi come azionista cardine nel futuro assetto se l’Ops dovesse avere successo.
Nonostante l’offerta Mps su Mediobanca sconti sul mercato un -2,3% rispetto alla capitalizzazione attuale, contro il premio del +14,5% incorporato nell’Ops Mediobanca su Generali, Delfin ha scelto una logica di posizionamento strategico più che economico.
La mossa ha innescato critiche: Giuseppe Bivona del fondo Blue Bell, autore di un esposto sulla presunta concertazione tra Delfin e Caltagirone, ha parlato di decisione in contrasto con il principio di tutela fiduciaria degli azionisti. In particolare, ha chiesto l’intervento della Consob.
Perché è importante
L’ingresso massiccio di Delfin nell’Ops modifica gli scenari di controllo. Mps punta a raccogliere il 66,7% delle adesioni, ma di fatto il traguardo decisivo sarebbe il 35%, quota che consentirebbe un controllo di fatto grazie alla convergenza di Delfin, Caltagirone e fondi previdenziali.
Questo significa che, in caso di successo, Mps diventerebbe l’azionista di riferimento di Mediobanca, con Delfin pivot strategico nella governance. In prospettiva, cambierebbero gli equilibri dell’intero settore bancario italiano, aprendo la porta a un nuovo polo finanziario guidato da Siena.
Sul mercato, l’operazione lancia un segnale duplice: da un lato mette pressione su Mediobanca e sul suo management, dall’altro introduce una componente di incertezza che potrebbe riflettersi sulla volatilità dei titoli coinvolti (Mediobanca, Mps e Banca Generali).
Per gli investitori, nei prossimi giorni sarà cruciale monitorare due fattori: l’esito dell’assemblea Mediobanca di giovedì e il ritmo delle adesioni all’ops Mps fino all’8 settembre. Due date che decideranno il futuro assetto del risiko bancario italiano.
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Foto: Mayam_studio via Shutterstock