Mentre il Ftse Mib viaggia in territorio positivo, spinto da un rinnovato ottimismo sui mercati globali, le azioni Stellantis si muovono in controtendenza, segnando un calo dell’1,8% a 8,3 euro. La flessione odierna è particolarmente pesante perché arriva in una giornata di acquisti generalizzati e vanifica il timido tentativo di rimbalzo di ieri, dopo tre sedute consecutive in rosso. In una sola settimana, il titolo ha perso l’8,8%, e il bilancio mensile torna negativo per quasi il 7%. La domanda che si fanno gli investitori è una sola: è tornata la crisi?
Cosa è successo
Ad alimentare il pessimismo non è un singolo evento, ma la convergenza di tre fattori di rischio che stanno pesando sul sentiment del mercato.
In primo luogo, una serie di maxi-richiami negli Stati Uniti ha riacceso i timori sulla qualità del prodotto, coinvolgendo centinaia di migliaia di veicoli di marchi core come Jeep. L’ultimo episodio, che riguarda un potenziale rischio di incendio su 113.000 Grand Cherokee e Wrangler, è solo l’ultimo di tre richiami in poco più di un mese, creando un campanello d’allarme sulla governance tecnica del business nordamericano.
In secondo luogo, crescono le incertezze sulla partnership strategica con la cinese Leapmotor. Secondo indiscrezioni, il colosso FAW Group potrebbe acquisire una quota di controllo nel partner di Stellantis, uno scenario che, secondo gli analisti, ridurrebbe l’autonomia strategica del gruppo europeo sull’accesso a tecnologie chiave per lo sviluppo di veicoli elettrici low cost.
Infine, il mercato attende con impazienza il nuovo piano industriale, che non arriverà prima del 2026, lasciando un vuoto strategico in una fase di mercato molto delicata.
Perché è importante
Il crollo del titolo non è una semplice reazione emotiva alla volatilità, ma riflette preoccupazioni concrete e tangibili. I problemi di qualità negli USA rappresentano un rischio operativo che può tradursi in perdita di fiducia dei consumatori e aumento dei costi. Le tensioni sulla partnership con Leapmotor introducono un inedito rischio strategico e geopolitico, minando uno dei pilastri della futura offensiva elettrica del gruppo.
Questi elementi, combinati con l’attesa del nuovo piano industriale, mettono sotto pressione il titolo, che ora sconta un premio per il rischio più elevato. Per gli investitori, sebbene le valutazioni contenute e i dividendi elevati rimangano attraenti, lo scenario attuale impone una maggiore prudenza. Finché la società non fornirà segnali chiari sulla gestione di questi rischi, la pressione di mercato potrebbe rimanere alta.
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