Il governo italiano non uscirà completamente da Monte dei Paschi di Siena, almeno per ora. Il Tesoro ha deciso di mantenere la sua quota residua del 4,9% come asset strategico in vista di una futura operazione di M&A, con un partner preferito che resta Banco BPM. Si delinea così una strategia a lungo termine per il futuro della banca senese, che mette in pausa il “risiko” bancario, ma non lo cancella.
Cosa è successo
Dopo aver ridotto progressivamente la sua partecipazione dal 68% iniziale, il Tesoro ha raggiunto la quota del 4,9% in Monte dei Paschi, soddisfacendo gli impegni di riprivatizzazione presi con la Commissione Europea. Secondo fonti vicine al dossier, questa quota non verrà venduta sul mercato ma sarà utilizzata per favorire un’aggregazione futura.
Il piano di fusione con Banco BPM resta l’opzione prioritaria per il governo, nonostante il fallimento del precedente tentativo di UniCredit su Piazza Meda. Tuttavia, la timeline si è allungata: l’integrazione della recentemente acquisita Mediobanca terrà impegnato il management di MPS per mesi, se non anni. Solo al termine di questo processo, il governo darà il via libera a una nuova operazione straordinaria.
Nel frattempo, Banco BPM valuta le sue opzioni, che includono MPS o un’alleanza con il suo primo azionista, la francese Credit Agricole (al 20,1%). L’AD di MPS, Luigi Lovaglio, sta già lavorando per rafforzare i legami commerciali con Anima, l’asset manager legato a Banco BPM, un segnale della volontà di preparare il terreno.
Perché è importante
La decisione del Tesoro è un segnale chiaro per il mercato: il consolidamento bancario italiano non è finito, ma è solo posticipato. Per gli investitori, questo significa che sia MPS sia Banco BPM rimangono al centro di scenari speculativi legati a future fusioni.
La strategia del governo è importante perché mantiene un ruolo di “kingmaker” nel futuro assetto del settore. Tuttavia, la partita non è scontata. Credit Agricole ha una posizione di forza in Banco BPM e potrebbe spingere per una soluzione diversa. Sebbene Roma disponga del golden power per proteggere asset strategici, fonti indicano che potrebbe non avere basi legali sufficienti per bloccare un accordo tra BPM e la banca francese.
Per gli azionisti di MPS e Banco BPM, si prospetta un periodo di attesa in cui il valore delle loro azioni sarà influenzato non solo dai risultati industriali, ma anche e soprattutto dalle manovre strategiche e politiche che si svilupperanno nei prossimi mesi. La stabilità è ancora lontana, ma il percorso verso un terzo polo bancario italiano è tracciato.
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