Il titolo Buzzi finisce sotto i riflettori dopo una delle peggiori sedute dell’anno: il crollo dei prezzi ha innescato un’ondata di revisioni al ribasso dalle principali case d’analisi, lasciando gli investitori divisi tra segnali di tenuta e rischi di nuovi cali. In questo scenario, il colosso del cemento affronta una delle sue prove più delicate dopo una semestrale dai chiaroscuri.
Cosa è successo
Le azioni Buzzi hanno perso quasi 4 euro in una singola seduta, passando dai 44,5 euro di lunedì ai 40,6 euro di ieri, con una riduzione vicino al -9%. Questa flessione pesante ha spinto ben tre banche d’affari – Morgan Stanley, Equita e Mediobanca – a rivedere al ribasso i loro target price sul titolo, sebbene con valutazioni e prospettive differenti.
Equita mantiene la raccomandazione d’acquisto (“buy”), ma abbassa il target a 51 euro, lasciando però uno spazio di rialzo interessante rispetto alle quotazioni attuali. Mediobanca conferma invece la propria view neutrale su Buzzi, tagliando il prezzo obiettivo a 47,2 euro, segnalando comunque un potenziale di apprezzamento moderato. In linea con un approccio più prudente, Morgan Stanley sceglie la valutazione “equalweight” e riduce il target price a 44 euro, avvertendo che l’upside è ora più limitato.
Il passivo mensile del titolo rimane ampio, con un -15,6% sulla scia della sessione drammatica, ma da inizio 2025 Buzzi segna ancora un progresso del 13%. Nella seduta odierna la discesa sembra essersi fermata: le azioni galleggiano intorno ai 40,7 euro, ma senza un vero rimbalzo.
Sul fronte operativo, la semestrale ha restituito un quadro a due facce. Il fatturato cresce del 6,5% a 2,18 miliardi di euro, ma il margine operativo lordo scende del 4,8% a 526 milioni. L’utile netto cala a 390 milioni, un -7,9% rispetto all’anno precedente. A pesare soprattutto la debolezza in Nord America, che ha frenato la crescita della multinazionale italiana.
Perché è importante
Il triplice downgrade rappresenta un segnale chiave per il mercato: la fiducia degli analisti vacilla, nonostante il titolo mantenga performance positive da inizio anno. Il cedimento sotto quota 40 euro potrebbe diventare un nuovo fattore di incertezza e aggravare le pressioni di vendita, con rischi tecnici ulteriori in caso di ribassi fino a 37,5 o 36,5 euro.
Al contrario, solo un recupero deciso sopra i 42,5 euro potrebbe restituire fiducia al titolo e favorire strategie di rilancio da parte degli investitori più tattici.
La vicenda dimostra come, anche nei casi di business apparentemente solidi e consolidati, basti poco per cambiare radicalmente la percezione degli operatori di mercato. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se Buzzi saprà invertire la rotta o se dovrà fare i conti con una fase di volatilità prolungata. In questo contesto, restano decisive le indicazioni degli analisti e i livelli tecnici più sensibili, ai quali guarderanno sia i trader che gli investitori di lungo periodo.
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