Oggi ENI (BIT:ENI) ha comunicato che le forniture del gas dalla Russia verso l’Italia sono aumentate del 71,4% rispetto al giorno precedente.
Il comunicato di ENI
Nello stringatissimo comunicato ufficiale si legge che Gazprom “ha comunicato per la giornata di oggi la consegna di volumi di gas pari a circa 36 milioni di metri cubi, a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi”.
Quindi si tratta di un vero e proprio cambiamento significativo e tempestivo dopo diversi giorni di flussi ridotti.
L’iniziativa solleva però una questione politica: è in qualche modo legata alla fine improvvisa del governo Draghi?
In realtà l’incremento proviene dalla Germania, dove stamattina il flusso in ingresso è pari al 30% della capacità del gasdotto. Gli ordini indicherebbero che flusso dovrebbe arrivare al 40% della capacità per il resto della giornata.
Si tratta più o meno della stessa quantità che transitava prima dell’inizio dei lavori annuali di manutenzione.
Quindi si è trattato di una diminuzione dovuta a ragioni tecniche, per la quale era in teoria già previsto il termine. Tuttavia circolavano diversi timori secondo cui il regime di Vladimir Putin avrebbe potuto anche decidere di non far ripartire i flussi dopo l’intervento di manutenzione, come forma di ricatto nei confronti dei Paesi europei che dipendono in gran parte dal gas russo.
Bisogna inoltre ricordare che durante i mesi caldi il consumo di gas diminuisce, a causa del fatto che aumenta durante i mesi freddi quando vengono riaccesi i riscaldamenti di case, fabbriche ed uffici. Per questo motivo gli interventi di manutenzione programmata si preferisce farli in estate.
I future TTF e il prezzo del gas
Il fatto che i timori di un ricatto russo sul gas si siano dissolti è evidente dal prezzo dei contratti future TTF sul gas, sceso del 3,9% in mattinata. Il prezzo comunque rimane elevato.
In questo momento il prezzo si aggira attorno ai 150€ al MWh, ma nei giorni scorsi aveva superato anche i 180€. Dal picco del 7 luglio il prezzo nelle ultime due settimane è sceso di quasi il 16%.
Prima dello scoppio della guerra in Ucraina era addirittura sotto i 70€, quindi in cinque mesi è più che raddoppiato. Il picco massimo annuale però si è toccato il 7 marzo, ovvero durante i primi giorni di guerra, quando addirittura schizzò oltre i 220€. Tuttavia già due settimane dopo era tornato sotto i 100€.
Il prezzo attuale rimane è decisamente alto, anche se non a livelli record.
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