I mercati europei si sono svegliati stamattina un po’ frastornati, colpiti da un lato dalla salita al colle di Mario Draghi per annunciare le sue irrevocabili dimissioni, dall’altro ancora in attesa per l’imminente annuncio della BCE sull’aumento dei tassi.
Una lunga giornata finisce assieme al governo Draghi
La giornata di ieri è stata lunga e tumultuosa, con un voto in serata che aveva visto il premier Draghi ottenere una fiducia risicata e l’appoggio di solo 1 dei 4 partiti di maggioranza (M5S, Lega e FI avendo de facto fatto cadere il governo in carica). Draghi, che aveva aperto il suo discorso al Senato con un richiamo alla coesione politica e alla responsabilità collettiva, ha deciso quindi di abbandonare il timone, e la scompigliata arena politica, non si sa ancora se per ritirarsi a vita privata o (come sussurrano alcuni) per scendere in campo tra le fila dei politici “di professione”, stavolta non più in qualità di tecnico ma a capo di un nuovo partito.
Il tempo lo dirà, l’espressione innervosita stampata sul suo volto ieri sembrerebbe smentire la voce; e quindi l’unico dato certo resta ad oggi il fatto che la diciottesima, e triplice, legislatura è durata giusto q.b. per far maturare ai parlamentari il diritto ad una pensione d’oro, quasi a riaffermare il fatto che l’interesse privato si posiziona, ancora una volta, molto prima di quello collettivo.
I mercati in apertura
Oggi i mercati europei hanno aperto in calo, in sintonia con i futures USA e i listini asiatici, seppur questi ultimi contrastati. L’indice STOXX Europe 600 perdeva lo 0,3%, il FTSE 100 di Londra cedeva lo 0,4%, l’indice spagnolo IBEX 35 scendeva dello 0,3%, l’indice francese CAC 40 era in rosso dello 0,4%, il tedesco DAX segnava -0,9% e il FTSE MIB apriva a 20.918, in calo del -2,02%.
Il rialzo dei tassi in questi mesi
Gli Stati Uniti, anche in tema di politica monetaria, anticipano l’Europa nel duplice intento di contenere l’inflazione, da un lato, e rallentare il meno possibile un’economia già sofferente a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime, le perduranti strozzature nelle catene di fornitura e gli opposti venti che giungono dalla Cina.
Il gigante asiatico infatti è afflitto ultimamente da grattacapi immobiliari e un’economia in rallentamento, complici anche le misure restrittive di fronte a una pandemia che si trasforma ma non vuole tramontare.
La FED si è mossa in fretta e già in marzo aveva annunciato il primo aumento dei tassi di 25 punti base dopo 3 anni, seguito da un nuovo aumento di 50 punti a maggio e quindi altri 75 punti a giugno fino all’1,75% attuale.
La BCE si è mossa invece con maggiore lentezza e cautela, quasi a voler copiare dal vicino di banco e parare il colpo, sperando che la botta non sia troppo forte.
Pochi minuti fa infatti è stato annunciato il primo aumento dei tassi di 50 punti base dallo 0% che aveva appiattito i grafici degli ultimi sei anni.
Alle 14:45 trasmetteremo in diretta la conferenza stampa della presidente della BCE Christine Lagarde.
L’economia traballa, ma non solo in Italia
Tagliate le prospettive di crescita economica su entrambe le coste dell’Atlantico, l’Europa sconta però anche la debolezza dell’Euro, che in questi mesi ha visto un seppur breve pareggio con il dollaro prima di risalire all’attuale cambio EUR/USD di 1,02; inoltre una delle economie più solide, quella tedesca, sembra soffrire di una malattia silenziosa, le cui prime avvisaglie si erano manifestate già qualche anno fa con il rallentamento dell’industria automobilistica.
Con l’inflazione rampante in Italia, l’incertezza sulle forniture di gas e lo spread impazzito dopo lo scoppio della crisi di governo, ci vorrà forse molto di più di un modesto rialzo dei tassi per rasserenare i mercati e l’economia nazionale.
E ora che non potremmo più tirare per la giacchetta Draghi, non resta che prendere il monopattino elettrico e lasciarci trasportare verso l’estate, oltre la piazzola dei taxi, sotto l’ombrellone di un concessionario. Speriamo senza l’odore pungente dell’immondizia che marcisce nei cassonetti, e non solo, di Roma.
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