Mentre l’Indonesia promette di frenare l’aumento dei prezzi dell’olio da cucina a livello nazionale, il Presidente Joko Widodo ha imposto il divieto di esportazione di olio di palma.
Il divieto, che entra in vigore oggi, ha già acceso i timori per l’aumento globale dei prezzi alimentari in un contesto già caratterizzato dalla crescente inflazione causata dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Perché è importante
L’Indonesia rappresenta un terzo delle esportazioni globali di olio commestibile, dunque si tratta di un’altra mazzata dopo il recente aumento dei prezzi dovuto alla guerra Ucraina-Russia, che ha causato un enorme deficit di offerta.
L’impatto sui consumatori
L’olio di palma trasformato è un ingrediente chiave nell’olio da cucina e inoltre è utilizzato in moltissimi prodotti, dagli snack e i gelati fino ai cosmetici.
L’olio viene utilizzato per la produzione di diversi beni quotidiani, dai saponi alla margarina, dallo shampoo alla pasta, fino ai biscotti; il divieto dunque avrà conseguenze in tutto il mondo, minacciando di far lievitare i costi per aziende del calibro di Nestlé SA (OTC:NSRGY), Mondelez International Inc. (NASDAQ:MDLZ) e Unilever PLC (NYSE:UL).
L’impatto sulle aziende
Il divieto rappresenta la peggior battuta d’arresto possibile per le aziende che fanno affidamento sull’olio di palma per produrre i loro prodotti; una delle principali società di intermediazione indiane, PL Research, ha affermato che il ban “acuirebbe” le preoccupazioni sui margini per queste aziende.
“Riteniamo che l’aumento dei prezzi dell’olio di palma avrà un ulteriore impatto sui margini”.
Quale sarà la nazione più colpita?
Secondo i dati di Statistics Indonesia del 2020, l’India è stata il principale acquirente di olio di palma indonesiano con il 16,2%, seguita dalla Cina con il 15,5% e dal Pakistan con il 9%.