Secondo un report di Bank of America pubblicato questa settimana, i prezzi dell’oro dovrebbero salire a 2.500-2.600 dollari l’oncia, rappresentando una copertura interessante per gli investitori azionari.
Mentre il metallo prezioso è salito a nuovi massimi storici dopo la riunione di marzo della Fed, Jared Woodard, stratega degli investimenti e degli ETF di Bank of America, ha individuato due motori principali che hanno guidato il rally senza precedenti dell’oro: la sua qualità di copertura e gli acquisti delle banche centrali.
Grafico: l’oro raggiunge i massimi storici dopo la riunione della Fed di marzo 2024
I principali fattori che spingono l’oro ai massimi storici
“L’oro ha la più bassa correlazione con l’S&P 500 di quasi tutte le asset class e può fungere da bene rifugio se l’inflazione dovesse riaccelerare o la crescita rallentare nel corso dell’anno”, ha scritto Woodard.
Woodard ha sottolineato che “le banche centrali hanno accumulato oro come mai prima d’ora”, accumulando oltre 2.100 tonnellate negli ultimi due anni.
L’esperto ha anche sottolineato che, a differenza dei precedenti rally, l’attuale impennata del valore dell’oro ha in gran parte eluso gli investitori al dettaglio. Lo dimostra il calo del 25% del totale degli ETF sull’oro, che suggerisce che i prezzi avrebbero potuto essere ancora più alti se la partecipazione dei privati avesse rispecchiato quella degli istituzionali.
Questo divario rappresenta un potenziale aumento della domanda, soprattutto se i rendimenti diminuiscono, spingendo eventualmente i prezzi verso la fascia dei 2500- 2600 dollari, come previsto dall’analista tecnico di Bank of America Paul Ciana.
La preferenza per gli ETF sull’oro fisico rispetto ai minerari
Quando si considera come ottenere un’esposizione all’oro, Woodard e il suo team sostengono gli ETF sull’oro fisico, come l’iShares Gold Trust Micro (NYSE:IAUM) e l’SPDR Gold Minishares Trust (NYSE:GLDM), che sono meno costosi rispetto all’SPDR Gold Trust (NYSE:GLD) e l’iShares Gold Trust (NYSE:IAU).
Anche gli ETF sull’oro fisico sono da preferire rispetto agli ETF sui minerali, in quanto i primi offrono un’esposizione più stabile e diretta al valore della materia prima.
Bank of America ha dimostrato che nel lungo periodo gli ETF minerari sull’oro non hanno tenuto il passo con le loro controparti fisiche, in parte a causa della presenza di società minerarie colpite in modo sproporzionato dai ribassi, diluendo i potenziali guadagni.
L’esperto raccomanda di privilegiare i titoli minerari con un rapporto più elevato tra beta al rialzo e beta al ribasso, come ad esempio Barrick Gold Corp. (NYSE:GOLD) o Newmont Corp. (NYSE:NEM), per capitalizzare sulla traiettoria positiva dell’oro mitigando il rischio.
Nell’ambito degli ETF minerari, Bank of America preferisce l’iShares MSCI Global Gold Miners ETF (NYSE:RING) e il VanEck Gold Miners ETF (NYSE:GDX) poiché “offre rendimenti corretti per il rischio superiori alla media e esposizione azionaria con rating di acquisto” rispetto al Sprott Gold Miners ETF (NYSE:SGDM) e al VanEck Junior Gold Miners ETF (NYSE:GDXJ).
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