L’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina preoccupa non solo l’Europa e gli Stati Uniti, ma anche il mondo intero, che vede coinvolte tutte le economie dei suoi Paesi. Negli ultimi anni la dipendenza dell’Eurozona dal gas russo è aumentata. Il fabbisogno complessivo è del 46% dal gas in arrivo dai giacimenti siberiani. Di conseguenza, le sanzioni derivanti dalla guerra in atto, hanno avuto risvolti negativi immediati. L’economia europea deve correre al riparo.
(Image: ispionline.it)
La situazione economica italiana
I fertilizzanti, che sono il motore della produzione di cereali, scarseggiano, riportando conseguenze immediate sulla produzione agricola. La chiusura dei rubinetti del gas si riflette sulle bollette. Il rincaro del petrolio si riversa sulla marineria, impossibilitata a vendere il pesce a cifre esorbitanti per ristorarsi dalle spese vive sostenute, ed anche sulla filiera del trasporto, che basa la propria economia sugli spostamenti su gomma. Ci sono state interruzioni dell’approvvigionamento di alcuni beni come i prodotti metallici e i semiconduttori. L’export è a rischio e l’incognita dell’inflazione incombe come una mannaia.
Nel 2021 il gas nel nostro Paese è arrivato per il 37,8% da Mosca, in quanto primo fornitore in assoluto. L’Italia quindi, da una parte sta lavorando per raddoppiare la produzione locale di gas fino a 5 miliardi di cubi l’anno che dovrebbero coprire circa il 10% del fabbisogno nazionale. Mentre nell’immediato, il Consiglio dei Ministri ha varato un salvataggio di 8 miliardi di euro per il Decreto Bollette e Superbonus. “Il governo”, dichiara Mario Draghi “vuole intervenire fin da ora per evitare che il rincaro dell’energia si traduca in un minor potere di acquisto delle famiglie e in una minore competitività delle imprese”. “Ampliamo le misure sulle bollette – segue il Presidente del Consiglio – e interveniamo in modo strutturale sulla produzione del gas italiano e per semplificare l’installazione di impianti di energia rinnovabile”.
Le conseguenze della crisi energetica per gli investitori
In questo momento di crisi, l’economia e le Borse traballano e gli investitori sono in allerta. Siamo in una fase in cui i prezzi dell’energia convenzionale aumentano e cresce il bisogno di un cambiamento verso una transizione energetica. Ci sono quindi delle aree promettenti di investimenti legati allo sviluppo di energia nucleare e nuove opportunità per guadagnare grazie ai titoli di difesa.
(Image: ispionline.it)
Le crescenti tensioni geopolitiche agevolano il settore della difesa a beneficio della spesa dei prodotti a breve termine, come le munizioni e le armi, mentre nel medio ciclo si favoriscono al rialzo i bilanci della difesa della NATO. Data l’attuale situazione, è probabile che le tensioni nell’Est Europa si traducano in un aumento dei budget per la difesa di tutti i Paesi più o meno coinvolti. Il mercato azionario del settore è quindi da tenere d’occhio.
Maxim Manturov, Responsabile della consulenza sugli investimenti presso Freedom Finance Europe, afferma che: “I titoli della difesa, come molte aziende industriali, tendono ad essere più conservatori di quelli delle società tecnologiche o biotecnologiche. Sono più adatti agli investitori orientati al reddito che sono alla ricerca di una crescita costante e dividendi in aumento, piuttosto che a un’enorme crescita del valore. I grandi appaltatori della difesa traggono molto più profitto dalla ricerca e dallo sviluppo di nuovi sistemi d’arma avanzati, che dalla vendita di missili o munizioni usa e getta. Se il governo degli Stati Uniti smettesse di concentrarsi sulla ricerca per finanziare operazioni attive, potrebbe effettivamente avere un impatto negativo sui titoli della difesa. Tuttavia, data l’importanza della ricerca, questo sembra improbabile”.
I titoli di difesa da monitorare
Scoprire grandi investimenti a lungo termine non è facile e le strade sono diverse. Una strategia è quella di trovare aziende in settori solidi e durevoli con dividendi in rialzo costante pagati agli azionisti puntualmente e dove, chiaramente, questi titoli vengono scambiati a valutazioni ragionevoli. Quindi, la difesa e l’aerospaziale sono i settori che storicamente hanno sempre avuto un cospicuo storico di pagamenti di dividendi sicuri. Aziende italiane operanti nel settore sono ad esempio Fincantieri e Leonardo.
Fincantieri è tra i più importanti gruppi navali d’Europa, controllata al 71,3% da CdP Industria, finanziaria della Cassa Depositi e Prestiti, è quotata alla Borsa di Milano nell’indice FTSE Italia Mid Cap. Leonardo è una società che opera nei settori difesa, sicurezza e aerospazio. Il Tesoro è il suo maggiore azionista, con una quota del 30% circa, ed è la tredicesima impresa di difesa più grande al mondo e la terza in Europa. E’ quotata nella Borsa di Milano con l’indice FTSE Mib.
Azioni Leonardo (Image:Teleborsa.it)
Mentre allargando i confini all’Europa, spicca la Avan Protection, che progetta e produce soluzioni per le forze armate ed ha sede in Gran Bretagna. Poi la Hensoldt, che si basa sulle tecnologie dei sensori per missioni di protezione e sorveglianza nei settori della difesa, della sicurezza e dell’aerospaziale. Ha sede in in Germania e dal 2020 è stata quotata al Prime Standard della Borsa di Francoforte. L’Airbus, costruttore multinazionale europeo di aeromobili, è il primo produttore di aerei civili al mondo, ha sede in Francia ed è un’azienda di diritto europeo. Oppure, la tedesca Rheinmetall, ritenuta la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti, lavora anche nel settore autoveicoli. O ancora, l’inglese Rolls-Royce Group che opera nei settori aeronautico civile, militare, navale ed energetico. È il secondo costruttore al mondo di motori aeronautici ed è diventato il ventitreesimo defence contractor al mondo.