Eurostat ha appena resi noti i dati riguardo la crescita del PIL nell’Unione Europea nel secondo trimestre dell’anno.
Nel complesso la crescita del PIL è stata dello 0,6%, con un risultato particolarmente elevato per il nostro Paese.
Infatti in Italia il PIL è cresciuto dell’1% tra aprile e giugno, ovvero ad un ritmo addirittura doppio rispetto a quello della Francia (+0,5%), e quasi doppio rispetto alla media europea. Tuttavia nel trimestre precedente il PIL italiano era cresciuto solo dello 0,1%, quindi potrebbe anche trattarsi solamente di una specie di rimbalzo temporaneo.
I Paesi a confronto
Facendo un confronto con altri Paesi europei, più di noi è cresciuta la Spagna, con +1,1%, mentre in Germania non si è verificata alcuna crescita del PIL durante il secondo trimestre del 2022.
Anche il tasso di occupazione è salito, in media dello 0,3% nella UE.
Nel complesso rispetto al secondo trimestre dell’anno scorso il PIL della UE è cresciuto del 3,9%.
Non è però tutto oro ciò che luccica
Per quanto riguarda l’Italia, sebbene la crescita cumulata nel corso degli ultimi 12 mesi sia ormai arrivata al 4,6%, fa tuttavia da contraltare un’inflazione cresciuta molto di più (8%) che erode praticamente l’intera crescita, di fatto rendendo negativa la bilancia delle famiglie.
Inoltre le prospettive future non sono affatto prive di rischi ed incertezze.
Oltre ai già ampiamente noti problemi legati alle forniture di prodotti energetici, gas e petrolio in primis, ed al continuo aumento dei prezzi, pesano anche i rapporti commerciali con l’estero, vero motore trainante del Paese.
I fronti da monitorare
L’export verso la Russia ad esempio è imploso, anche se le difficoltà maggiori si hanno verso altri paesi solitamente molto più propensi della Russia ad acquistare prodotti italiani.
In primis pesano molto le difficoltà della Germania, la cui crescita del PIL cumulata negli ultimi 12 mesi è stata solo dell’1,5%. La Germania è in assoluto uno dei mercati più importanti per l’export italiano, e la crisi che sta attraversando il Paese teutonico potrebbe avere un impatto decisamente negativo per noi.
Anche la Cina è un mercato molto importante per l’Italia, ed il gigante asatico non sta certo attraversando un buon periodo. Sommando le difficoltà dell’export italiano nei confronti della Germania a quelle nei confronti della Cina il quadro che ne emerge è tutt’altro che rassicurante. Se poi ci si sommano anche le difficoltà che sta attraversando il mercato statunitense il quadro si fa ancora più incerto.
Infatti se a marzo l’export italiano ha toccato il picco annuale a quota 56 miliardi di euro, da allora ha subito una piccola flessione, tanto da aver chiuso il mese di giugno a meno di 55 miliardi. Sebbene questi siano in assoluto i dati più elevati di sempre, si tratta di valori nominali che non tengono conto dell’inflazione.
In altre parole fino a marzo l’export italiano era cresciuto bene, fino a toccare nuovi record, ma da aprile in poi la crescita si è arrestata. Anzi, tenendo conto dell’inflazione è possibile affermare che sembra essersi invertita.
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