La settimana si è aperta con una scossa sul fronte valutario: lunedì 7 luglio il cambio Euro/Dollaro ha accusato una correzione rapida, scendendo sotto la soglia di 1,1690. Un movimento improvviso, ma che non ha compromesso l’impianto positivo del breve periodo. I mercati, tuttavia, restano in attesa di segnali più netti prima di scommettere su una ripresa convinta.
Cosa è successo
Nel corso della seduta, l’Euro ha ceduto terreno contro il Dollaro, spingendo il cross EUR/USD sotto 1,1690. Una frenata tecnica, più che un’inversione vera e propria, che riflette la necessità di consolidare i recenti rialzi. La tendenza resta costruttiva, ma prima di nuovi slanci sarà cruciale una fase di riaccumulazione.
Il prossimo snodo tecnico è rappresentato dalla resistenza tra 1,1810 e 1,1820: un eventuale superamento aprirebbe spazio a un allungo verso 1,1850, con possibile estensione a 1,1875. Finché questa soglia non verrà violata, la situazione resterà sospesa in una zona di attesa.
All’opposto, un ritorno sotto quota 1,1580 accenderebbe un primo campanello d’allarme. Tuttavia, solo una rottura decisa del supporto tra 1,1460 e 1,1450 configurerebbe un vero segnale ribassista.
Perché è importante
Per chi segue da vicino i mercati valutari, questi livelli tecnici sono più che numeri su un grafico: sono come semafori lungo una strada a doppio senso. Un verde acceso può riattivare i compratori, mentre un rosso marcato può attirare vendite.
In un contesto globale dove le politiche monetarie restano in evoluzione, ogni movimento del cambio euro-dollaro ha ripercussioni tangibili su export, inflazione e investimenti. Anche le correzioni veloci, come quella vista lunedì, vanno lette con attenzione.
Il quadro resta costruttivo, ma instabile: la chiave sarà capire chi prenderà il volante nelle prossime sedute—i tori o gli orsi?
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Foto: stanislaw mikulski/shutterstock
