A differenza delle Borse, la volatilità delle obbligazioni è stata minima, segnalando la mancanza di basi del panico. Fattori al rialzo e al ribasso bilanciati, intatto il trend positivo di lungo termine
Storicamente, le azioni hanno ripagato gli investitori di molte più soddisfazioni dei bond, nel breve ma soprattutto nel lungo termine. Ma sono anche più esposte a turbolenze violente, che possono sfociare nell’esplosione di vere e proprie bolle, come quella delle dot.com di quasi un quarto di secolo fa o quella dei subprime del 2008, anche quando fanno scattare falsi allarmi, come quello partito da Tokyo una settimana fa, che ha mandato temporaneamente nel panico le Borse globali. La paura che una violenta turbolenza non sia un falso allarme ma il segnale di una bolla in esplosione induce molti a schiacciare emotivamente il tasto sell e a cercare rifugio in porti considerati sicuri, solo per realizzare dopo un paio di giorni di aver venduto sui minimi, mentre la regola d’oro raccomanda il contrario.
IL RITORNO DELLA PAURA DI RECESSIONE HA PREPARATO IL TERRENO
Il brodo di coltura del collasso azionario globale del 5 agosto si stava preparando da qualche giorno condensato nel ritorno del termine recessione nelle analisi e nei titoli dei media finanziari, che prendevano spunto da qualche dato USA un po’ più debole del previsto per riproporre la tesi che la Fed avesse esitato troppo ad abbassare i tassi. Lo strappo al rialzo dello yen e il crollo dell’azionario giapponese, uniti entrambi allo smontamento repentino di posizioni di carry trade che nulla avevano a che fare con i fondamentali macro e societari, come spiegato su Financialounge, sono stati la scintilla che ha fatto infiammare la benzina della paura in un mercato sottile per gli scambi ridotti di agosto…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.