Petrolio, USA e Canada chiudono i rubinetti: quanto può durare?

Le chiusure intensive e massicce dei pozzi di Stati Uniti e Canada hanno risollevato i prezzi del petrolio dal loro collasso storico di aprile, ma basteranno a favorire un ribilanciamento del mercato a lungo termine?

Petrolio USA Canada
3' di lettura

Il recente crollo della domanda del petrolio ha portato i prezzi sotto zero ad aprile mentre la capacità di stoccaggio si stava esaurendo, ma sembra che questo si sta risolvendo nel breve termine.

Ricevi una notifica con le ultime notizie, i nostri articoli e altro ancora!

“È chiaro che il calo estremamente rapido della produzione negli Stati Uniti e in Canada, con 3,5-4,5 milioni di barili in meno al giorno, ha aiutato a ribilanciare il mercato”, ha dichiarato Bjarne Schieldrop, capo analista delle materie prime presso la Skandinaviska Enskilda Banken, o SEB (Banca Individuale Scandinava).

L’effetto tampone dei pozzi chiusi nei due paesi del Nord America smorzerà il crollo del prezzo del petrolio finché non si sarà esaurito, ha detto Schieldrop.

Il declino (dell’offerta) è stato molto più grande e più veloce di quanto chiunque si aspettasse ed è il risultato della chiusura diffusa dei pozzi.

Se da un lato questo ha aiutato il mercato a ribilanciarsi, significa anche che 3,5-4,5 milioni di barili al giorno sono pronti a tornare rapidamente sul mercato una volta che il prezzo del petrolio si sarà rianimato e verranno sbloccati gli oleodotti.

L’Arabia Saudita ha dato istruzioni alla compagnia petrolifera Aramco di tagliare la sua produzione di greggio per giugno di un importo volontario aggiuntivo di 1 milione di barili al giorno, che si somma ad un impegno di riduzione già assunto dal Regno con l’accordo dell’OPEC+, riferisce Reuters.

Settimana frenetica in vista per il mercato del petrolio

Questa settimana, il rapporto mensile della US Energy Information Administration (Amministrazione USA per l’Informazione Energetica) verrà pubblicato martedì; la relazione dell’OPEC sul mercato petrolifero arriverà mercoledì; e infine il resoconto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia giungerà giovedì, ha detto Schieldrop.

Questi resoconti faranno luce sul grado di deficit della domanda, di surplus e di incremento delle scorte visti ad aprile, ha affermato l’analista.

Il quesito più grande è: quanto terreno può recuperare la domanda globale di petrolio – e quanto velocemente? Tornerà al 98% del normale nella seconda metà del 2020, o solo al 90%?

Finora abbiamo avuto indicazioni del fatto che l’incremento globale delle scorte, ad aprile 2020, sia stato di soli 13,4 milioni di barili al giorno, – molto meglio del temuto incremento di 20-30 milioni.

Ce la farà il mercato petrolifero a riequilibrarsi nel 2021?

I tagli alle produzione, l’aggressivo tasso di decrescita specialmente negli Stati Uniti e una pausa negli investimenti suggeriscono che potremmo vedere un ribilanciamento del mercato l’anno prossimo, ha dichiarato Deltec Bank in una nota.

“Nel qual caso è probabile che i prezzi a lungo termine del petrolio aumentino o, quantomeno, che rimangano al di sopra del costo marginale di produzione (50 dollari al barile),” secondo la Deltec.

Per le compagnie con un’economia di scala, attivi di lunga durata, buona copertura, bilanci solidi e costi bassi, ovvero compagnie che possono sopravvivere a questa tempesta, ci sono giorni più sereni all’orizzonte”.

Il gruppo di servizi finanziari vede i produttori di gas statunitensi come uno dei maggiori potenziali beneficiari del calo nell’attività di trivellazione petrolifera.

Lunedì, al momento della pubblicazione, il greggio WTI era in calo dello 0,93%, a 24,51 dollari.