Cosa devono sapere gli investitori Disney su #BoycottMulan

L’hashtag è diventato virale dopo la scoperta che alcune scene del nuovo film prodotto dal colosso di Burbank sono state girate nello Xinjiang, in Cina

Cosa devono sapere gli investitori Disney su #BoycottMulan
3' di lettura

Martedì le azioni Walt Disney Co (NYSE:DIS) erano in rialzo, nonostante l’indignazione di molti in merito alla rivelazione del luogo in cui si sono tenute le riprese di alcune scene del nuovo remake della compagnia, il live action “Mulan”.

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La controversia sul film “Mulan” è stato lanciato su Disney+ durante il fine settimana e ha generato un aumento settimanale del 68% dei download da dispositivi mobili, secondo TechCrunch.

Secondo quanto riferito, durante la settimana il film ha anche generato un aumento del 193% della spesa in-app per Disney.

Nonostante le prime indicazioni suggeriscano che “Mulan” sia stato un successo finanziario, la Disney è nell’occhio del ciclone poiché nei titoli di coda del film si rivela che alcune scene sono state girate nello Xinjiang, una regione della Cina in cui, secondo accuse mosse al governo di Pechino, quest’ultimo sarebbe stato coinvolto in un genocidio contro alcuni gruppi di minoranze indigene.

Si stima che la Cina potrebbe trattenere più di 1 milione di prigionieri, molti dei quali sarebbero musulmani uiguri, in oltre una dozzina di “campi di rieducazione”.

Le accuse Secondo Axios, il Partito Comunista Cinese avrebbe vietato a giornalisti stranieri, organizzazioni per i diritti umani e funzionari di governi stranieri di accedere allo Xinjiang.

Nei crediti di “Mulan”, Disney cita sia la commissione di propaganda del Partito Comunista Cinese nello Xinjiang che una filiale dell’ufficio regionale di pubblica sicurezza della stessa regione, entrambe sotto sanzioni del governo degli Stati Uniti da luglio.

Secondo quanto riferito, oltre all’indottrinamento politico forzato, i musulmani uiguri nella regione sarebbero sottoposti anche a lavori forzati e alla sterilizzazione obbligatoria.

Sulla scia della controversia generata dal film, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha negato l’esistenza di campi di rieducazione e ha detto che le strutture nella regione sono istituzioni professionali ed educative.

I recenti tentativi di boicottaggio non rappresentano il primo problema avuto dalla Disney con “Mulan”: lo scorso agosto, l’attrice protagonista di Mulan Yifei Liu ha dato il proprio sostegno alla polizia di Hong Kong durante le proteste pro-democrazia svoltesi nella città-stato orientale.

Disney tace Disney non ha voluto commentare pubblicamente né la questione né gli hashtag in tendenza sui social media, #BoycottMulan e #BanMulan. Quando gli è stato chiesto dei commenti fatti da Liu a febbraio, il presidente dei Disney Studios Alan Horn ha detto che la società cerca di essere “non politica, apolitica quando si tratta di queste cose”.

“La mia sensazione è che la libertà di parola sia una componente importante della società, certamente, e le persone dovrebbero essere in grado di dire quello che vogliono”, aveva detto Liu all’epoca.

Gli attivisti per i diritti umani hanno accusato la Disney di piegarsi alla volontà del Partito Comunista Cinese – e la compagnia ha sicuramente molto da guadagnare se rimane vicina alla Cina.

Nel 2019 Disney ha registrato entrate per 7,79 miliardi di dollari dalla regione Asia-Pacifico, in aumento di circa il 40% rispetto ai livelli del 2018.

Movimento dei prezzi Al momento della pubblicazione dell’articolo le azioni Disney erano in rialzo dell’1,57%, a 134,06 dollari.

Il punto di vista di Benzinga I primi download di Disney+ e le stime di spesa suggeriscono che gli sforzi di boicottaggio potrebbero non aver ripagato in termini di impatto significativo sui profitti della società.

Eppure la copertura mediatica sulla controversia di “Mulan” ha certamente accresciuto la consapevolezza delle potenziali violazioni dei diritti umani nella regione dello Xinjiang.

Foto per gentile concessione di Disney.