Apple interrompe la produzione dell’iMac Pro

Il prodotto non verrà più venduto una volta esaurite le scorte attuali, come riferisce il colosso di Cupertino

Apple interrompe la produzione dell’iMac Pro
2' di lettura

Apple Inc. (NASDAQ:AAPL) ha interrotto la produzione dell’iMac Pro e ha rimosso tutte le configurazioni build-to-order per il prodotto.

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Cosa è successo: l’unico modello di iMac Pro ora disponibile per l’acquisto è la versione base da 4.999 dollari, che sarà accessibile fino a esaurimento scorte, secondo un report di 9to5Mac; altre versioni del prodotto potrebbero comunque essere ancora reperibili presso i rivenditori di terze parti.

Secondo quanto riportato separatamente da TechCrunch, Apple avrebbe confermato al blog di settore che smetterà di vendere gli iMac Pro una volta esaurito l’inventario attuale.

Apple aveva introdotto l’iMac Pro nel 2017 come PC all-in-one con il processore Xeon W di Intel Corp. (NASDAQ:INTC) per i clienti di fascia alta, definendolo “il Mac più potente di sempre”.

Da allora Apple ha rinnovato anche l’iMac da 27 pollici, che risulta attualmente il modello più in voga fra gli utenti professionali, mentre il Mac Pro, lanciato da Apple nel 2019, viene proposto dalla compagnia come offerta di fascia alta.

Perché è importante: il lancio dell’iMac rinnovato da 27 pollici e quello del Mac Pro hanno reso la presenza dell’iMac Pro perlopiù superflua, dato che i nuovi prodotti soddisfano le esigenze della stessa fascia di utenti.

Da quanto emerge, Apple starebbe anche cercando di introdurre una gamma completamente nuova di iMac che saranno alimentati dai chip di silicio Apple di nuova generazione, visto che il colosso tech continua a voler porre l’accento sull’autosufficienza dei componenti per dispositivi, dismettendo l’uso dei chip realizzati da Intel.

Apple ha già lanciato il MacBook Air, il MacBook Pro e il Mac Mini con i chip M1 di produzione propria.

Movimento dei prezzi: venerdì le azioni Apple hanno chiuso in rialzo di quasi l’1,1% a 121,42 dollari.

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Foto di Adrinit su Wikimedia