A Wall Street si riaffaccia il “rischio tasse”

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Lo spauracchio di una stretta fiscale resta per ora nebuloso, ma insieme allo slancio climatico suscita nervosismi. Dopo 4 anni di buon lavoro sulla politica Usa torna un punto interrogativo

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Sette settimane e mezzo, due in meno di quelle che nel 1986 resero Mickey Rourke e Kim Basinger due star globali, tanto è durato l’Orso meno longevo della storia di Wall Street, dal 20 febbraio al 4 aprile 2020. Il Toro era entrato nell’anno della pandemia talmente forte che ci mise solo una manciata di sedute per rialzarsi. Adesso che quei livelli di partenza sono stati ampiamente recuperati e superati, il mercato giustamente si chiede quanta benzina abbia ancora nelle gambe. Allora la benzina era quella della riforma fiscale e della deregulation del 2017, che hanno continuato ad essere il motore che ha fatto ripartire subito il mercato dopo lo shock da Covid, a cui in corso d’anno si sono aggiunti gli stimoli senza precedenti, prima monetari e poi fiscali di Fed e nuova Amministrazione a guida Biden. In pratica, sia la Banca Centrale, nel segno della continuità di Jerome Powell, sia la politica nel segno della discontinuità, fino a un certo punto, tra Trump e Biden, hanno fatto bene il loro mestiere negli ultimi 4 anni. Ora il rischio percepito da mercati e investitori, che restano comunque molto positivi, è che gli stessi attori che hanno guidato Wall Street a nuovi record e l’economia a tornare a correre come prima del virus, possano commettere qualche errore.

POSSIBILE CIRCOLO VIZIOSO

Fino a una settimana fa, gli errori più temuti erano soprattutto due, collegati tra loro. Il primo era individuato nella possibilità che si esagerasse nello stimolo fiscale e nella spesa pubblica, all’insegna della linea della ministra del Tesoro Janet Yellen secondo cui l’unico rischio è di non fare abbastanza, alimentando un circolo vizioso di deficit federale, inflazione e tassi dei Treasury troppo alti. Il secondo era che la Fed potesse reagire chiudendo i rubinetti troppo presto, come aveva fatto Ben Bernanke con il famoso taper tantrum del 2013. Poi dalla Casa Bianca hanno cominciato a far filtrare l’ipotesi di una pesante tassazione delle plusvalenze per i redditi più alti, probabilmente per tastare il polso di investitori e mercati, che hanno reagito ovviamente con un certo malumore, ma per ora contenuto, sia da parte di Wall Street che dallo sterminato mondo americano del private equity e del venture capital, motore della creazione di imprese innovative che rappresenta la vera marcia in più dell’America, e che si è sentito direttamente minacciato…

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Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.