A marzo il coronavirus ha colpito l’economia globale come un treno in corsa.
Per via delle misure di isolamento domiciliare che hanno confinato fino a metà della popolazione mondiale nelle proprie case, nella seconda metà di marzo i mercati azionari erano in caduta libera. Il 23 marzo il Dow Jones Industrial Average è sceso del 35% da inizio anno, l’S&P 500 del 31%.
I settori dei viaggi e dell’energia sono stati particolarmente colpiti: Shell ha appena annunciato perdite per 22 miliardi di dollari e molte compagnie aeree in tutto il mondo hanno dovuto fare affidamento su vasti programmi di aiuto statale.
Da allora c’è stata una ripresa costante nella maggior parte dei settori, con i titoli in continuo aumento, seppur graduale in molti casi. Alla fine di giugno, il DJIA era sceso solo del 3,6% da inizio anno, con l’S&P 500 in rialzo del 4,7% nello stesso periodo.
Ulteriori segnali incoraggianti per una stabile ripresa economica si sono visti lungo il percorso; un rapporto di giugno dello U.S. Bureau of Labor Statistics, ad esempio, ha mostrato che il tasso di disoccupazione è nuovamente in calo, una tendenza che prosegue.
Al di là di questa prospettiva provvisoriamente positiva, si profila all’orizzonte la minaccia di una seconda ondata di COVID-19. Il numero di casi sta aumentando di nuovo nei Paesi che apparentemente avevano sconfitto il virus e che di conseguenza avevano allentato le restrizioni.
La prima ondata di contagi è leggermente rallentata negli Stati Uniti ma, mentre ora si prepara a salire di nuovo, gli investitori analizzano il futuro, chiedendosi cosa possono aspettarsi da esso.
Stiamo già assistendo a una seconda ondata?
La domanda centrale su cui si basano la maggior parte dei calcoli è questa: quante probabilità abbiamo di vedere una seconda ondata del virus?
E: la stiamo già vedendo?
Negli Stati Uniti vengono segnalati nuovi numeri record nei casi giornalieri. Ciò si è verificato in seguito alla riapertura delle attività economiche a giugno, proprio mentre i casi cominciavano a diminuire.
La maggior parte degli esperti comunque concorda che non si tratta di per sé una seconda ondata di contagi; piuttosto, ciò che stiamo vedendo ora negli USA rappresenta una seconda cresta della prima ondata, che non era mai completamente svanita.
Più preoccupante è la situazione in alcuni Paesi europei: dopo aver ridotto il numero dei casi quasi a zero, molti stanno gradualmente eliminando le misure di distanziamento sociale. In alcuni Paesi quali l’Austria o negli stati balcanici i casi ora sono di nuovo in aumento, con curve molto simili a quelle di inizio marzo.
Lo stesso vale per alcuni paesi asiatici come la Corea del Sud. Resta da vedere se questi casi in aumento innescheranno una vera e propria seconda ondata del virus.
Qual è il possibile impatto economico di una seconda ondata?
L’impatto economico di una seconda ondata di coronavirus dipende in gran parte da due fattori: da quanto è grave e dal modo in cui risponderanno i governi e le banche.
L’entità di una seconda ondata sarà determinata anche dalla misura in cui le persone adotteranno comportamenti responsabili una volta allentate ufficialmente le misure di distanziamento sociale; a questo proposito, i campanelli d’allarme sono tutti presenti dato che quarantena e stanchezza da distanziamento sociale stanno prendendo il sopravvento.
In parte il grado di gravità dipenderà anche dalla rapidità e dalla volontà dei governi di imporre nuovamente misure di distanziamento sociale e di lockdown.
L’esperienza ha dimostrato che la prima ondata è stata gestita economicamente meglio dai Paesi che hanno risposto tempestivamente e rigorosamente. La Nuova Zelanda, che ha messo in atto misure profonde fin dai primi casi, ha riaperto con successo il Paese e sta assistendo a una ripresa economica.
Un altro fattore che inciderà sull’eventuale danno economico derivante da una seconda ondata è rappresentato dalle misure di stimolo messe in atto dai governi e dalle banche federali. Indicativo in questo senso è il calo del mercato azionario in risposta alle riserve annunciate dal presidente della Federal Reserve Jerome Powell sulla ripresa economica post-coronavirus a giugno.
Mercati in pericolo e mercati che potrebbero guadagnare
Nel complesso, se ci sarà una seconda ondata di pandemia e se le misure per combatterla verranno implementate ancora una volta, i mercati destinati a soffrire e quelli destinati a guadagnare saranno gli stessi della prima ondata.
I titoli dei trasporti e dell’energia sono destinati a perdere terreno, insieme a quelli delle società di beni voluttuari. Quando il clima economico è difficile e il budget delle persone è limitato, questi beni vengono rapidamente scontati in Borsa.
Il marchio di abbigliamento sportivo Nike (NYSE:NKE) ha sofferto a causa di questa combinazione di fattori, oltre che per via del lockdown che teneva le persone a casa: di conseguenza il 26 giugno le sue azioni hanno perso il 6,3%, in concomitanza con la pubblicazione di perdite trimestrali e con l’annuncio di tagli dei posti di lavoro.
D’altro canto, un certo numero di titoli che sono aumentati vertiginosamente durante la prima ondata sono nuovamente destinati a guadagnare.
I beni di consumo, le società di consegne e quelle tecnologiche, così come i titoli healthcare, hanno registrato aumenti nel pieno della pandemia di COVID-19: dal 12 marzo al 16 aprile Walmart (NYSE:WMT) è salita del 27%, anche se da allora è il titolo è diminuito. FedEx (NYSE:FDX), dai minimi del 16 marzo, è ora salita del 15%; e nello stesso periodo Amazon (NASDAQ:AMZN) ha guadagnato il 63%.
Dal 23 marzo l’azienda fornitrice di servizi sanitari Thermo Fisher Scientific (NYSE:TMO) ha guadagnato quasi il 42%, e nello stesso periodo l’azienda farmaceutica Eli Lilly (NYSE:LLY) ha guadagnato circa il 38%.
Altri vincitori naturali saranno le aziende che facilitano il lavoro a distanza – una tendenza già precedente alla pandemia, ma fortemente accelerata da essa. Zoom Video Communications (NASDAQ:ZM), titolo molto amato a Wall Street, dalla fine di febbraio ha triplicato il suo valore azionario, e da inizio marzo, Slack (NYSE:WORK), il fornitore di servizi di messaggistica per i team di lavoro, lo ha raddoppiato.
Esistono però anche i servizi cloud in background sui quali si basa il lavoro da remoto: società come il provider di comunicazioni cloud Twilio (NYSE:TWLO) (il cui valore azionario è triplicato dall’inizio di marzo) o la rete di distribuzione di contenuti Fastly (NYSE:FSLY) (che ha guadagnato il 220% anche rispetto al suo massimo pre-pandemia di febbraio).
Vita aziendale ai tempi del Coronavirus
Nel caso in cui arrivi davvero una seconda ondata, resta qualche consolazione: la maggior parte delle aziende infatti ora dispone di strutture per far fronte alle restrizioni delle attività indotte dal coronavirus.
A marzo molte aziende hanno infatti dovuto affrontare una brusca transizione digitale verso la creazione di team da remoto e, più in generale, la vita lavorativa online. Gli imprenditori hanno impiegato tempo per trovare gli strumenti giusti e per creare l’infrastruttura adeguata in modo da poter adattare la propria attività e il proprio team alle nuove sfide.
Questo know-how e le infrastrutture necessarie ad applicarlo sono ora ampiamente disponibili: in caso di una seconda ondata queste risorse dovranno semplicemente essere riattivate.
Allo stesso modo, molti dipendenti che si sono improvvisamente ritrovati a lavorare da casa, hanno dovuto inizialmente affrontare delle difficoltà a livello di produttività e con i nuovi strumenti di lavoro a distanza. E sebbene molti saranno contenti di poter tornare negli uffici, la maggior parte di loro adesso dispone delle capacità per affrontare una situazione lavorativa da casa.
Nel complesso, per quanto gli investitori abbiano ragione a nutrire dei timori su una seconda ondata, molte aziende sono oggi molto più attrezzate per affrontare le sfide poste da un’economia in lockdown.
La conclusione
Gli sviluppi e le proiezioni attuali mostrano che una seconda ondata pandemica è chiaramente possibile, così come un altro duro colpo per l’economia statunitense. Ci sono troppe incognite perché gli esperti concordino su una certa probabilità o un certo impatto.
Detto questo, i primi segni di una possibile recrudescenza si possono attualmente vedere nei Paesi che apparentemente avevano sconfitto il virus.
Come detto, la risposta economica definitiva a una seconda ondata dipende dalla gravità di quest’ultima e dalle risposte che adotteranno governi e banche.
Di sicuro un aspetto risulta ora molto diverso rispetto a com’era a febbraio: le aziende, i governi e le banche hanno ora un’esperienza collaudata e le persone possiedono le strategie e gli strumenti necessari per lavorare da remoto.
Nonostante le ricadute economiche di una possibile seconda ondata di coronavirus e avendo un occhio di riguardo per le giuste tendenze sia durante la stessa (sanità, tecnologia, retail essenziale) sia indipendentemente da essa (lavoro a distanza), gli investitori possono comunque ripartire i rischi e puntare su possibili settori vincenti.