L’inflazione in Spagna si è attestata al 10,2% a giugno e questa è la cifra più alta dal 1985. Ma forse la cosa più preoccupante è che il CPI core si è attestato al 5,5%. È preoccupante perché questo è il tasso che sconta l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, che sono i due settori più colpiti dallo scoppio della guerra in Ucraina lo scorso febbraio. Allo stesso tempo, quel 5,5% è il suo massimo storico mai registrato dall’INE.
Analogamente, negli Stati Uniti l’inflazione a maggio è stata dell’8,6%, in rialzo rispetto ad aprile, dove si è registrata una moderazione, passando dall’8,5% all’8,3%. Alcuni esperti si aspettavano che il tetto fosse già stato raggiunto e che da aprile avrebbe iniziato a diminuire. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. A maggio è esploso e ha costretto la Federal Reserve ad aumentare i tassi di 75 pb, invece dei 50 pb inizialmente previsti.
Quando scenderà l’inflazione?
Questa è la domanda più posta da analisti, manager, investitori, giornalisti economici e quasi tutti noi che risentiamo del rialzo dei prezzi. E la verità è che la risposta, purtroppo, non è né semplice né incoraggiante. L’inflazione ha iniziato a salire alle stelle all’inizio del 2021 e gli esperti si aspettavano una moderazione, mai arrivata, entro la fine dell’anno. Con l’IPC al 7% negli Stati Uniti a dicembre, la Fed ha già annunciato un 2022 più aggressivo nella politica monetaria. Ma la guerra in Ucraina, le chiusure in Cina dovute alle nuove ondate di Covid-19 e i problemi nelle filiere hanno continuato a complicare lo scenario e a far superare l’inflazione negli Stati Uniti a oltre l’8,6%.
È importante tenere conto di quanto detto poiché tutti gli esperti basano le proprie previsioni sull’evoluzione di questi problemi, nonché sull’impatto dei rialzi dei tassi da parte delle banche centrali. La Fed ha già applicato tre rialzi e la Bce effettuerà il primo in questo mese di luglio.
Cosa si aspettano gli esperti?
Le due previsioni più importanti sono quelle avanzate dalla Federal Reserve e dalla Banca Centrale Europea. Nel caso dell’Europa, la BCE ritiene che, per l’Eurozona, l’inflazione sarà del 7,1% a fine 2022, contro l’attuale 8,4%. Mentre nel 2023 scenderebbe al 2,7%. Pertanto, l’agenzia ritiene che raggiungerà il picco questa estate e inizierà un calo nei prossimi mesi. Gli analisti di Bankinter lavorano con uno scenario simile del 7% nel 2022 e del 3,2% nel 2023.
Per gli Stati Uniti, la Fed prevede che l’inflazione si riduca a circa il 5% entro la fine dell’anno, contro l’attuale 8,6%. Il consenso del mercato lo colloca al 6,2% a fine anno e al 3,3% per l’anno 2023. Quindi, tutto indica una tendenza al ribasso nella seconda metà dell’anno.
Alla luce di quanto sopra, tutto indica che siamo vicini al raggiungimento di un tetto massimo in termini di inflazione e che comincerà a scendere nel secondo semestre. Per il 2023 è prevista una maggiore moderazione, ma non raggiungerebbe quell’ambiente del 2% fino al 2024.
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