I buoni pasto sono la soluzione più diffusa per aziende in cerca di strumenti di welfare immediati, semplici e convenienti. Furono introdotti sul finire degli anni settanta in versione cartacea riscuotendo enorme successo.
Oggi le aziende più all’avanguardia, attente al benessere dei propri collaboratori, possono adottarli anche in formato elettronico con modalità di utilizzo totalmente rinnovate. Prima di spiegarti a chi spettano i buoni pasto e in quali modalità possono essere erogati, ci piacerebbe condividere una breve panoramica sui vantaggi che offrono, soprattutto in termini di convenienza.
Cosa sono i buoni pasto?
I buoni pasto sono strumenti di welfare aziendale nati per favorire la corretta alimentazione anche a lavoro e, quindi, nei casi in cui il pranzo o la cena avvengano fuori casa. Laddove non fosse presente una mensa aziendale, quindi, il buono pasto garantisce alle persone di potersi organizzare con break più salutari, evitando i soliti pasti grassi mordi-e-fuggi che tutti conosciamo.
Sono definiti come strumenti integrativi del reddito che offrono la possibilità di fare la spesa al supermercato utilizzando i ticket elargiti dall’azienda. Ovviamente esistono tante tipologie di buoni e altrettante convenzioni con bar, tavole calde e ristoranti, motivo per cui il loro utilizzo, oggi, è da considerarsi estremamente diffuso.
Come funzionano?
Possiamo definirli come supporti aziendali che permettono ai collaboratori di aumentare il proprio potere d’acquisto, non solo con la convenienza degli acquisti alimentari via ticket ma anche da un punto di vista fiscale.
Il funzionamento dei buoni pasto, quindi, è piuttosto semplice. Le aziende e gli enti li acquistano presso le società che li emettono e poi li consegnano ai collaboratori nelle modalità preferite internamente. Oggi ci sono buoni elettronici e digitali oltre ai tradizionali formati cartacei per cui la scelta rimane a discrezione dell’azienda o dell’organizzazione che li adotta.
Spendibilità dei buoni
Chi riceve i buoni pasto, quindi, potrà utilizzarli come meglio crede. La spendibilità di questi buoni è il fattore di maggior rilievo per il welfare aziendale. Dopotutto le pause pranzo a lavoro non sono infinite e, quindi, costringere i collaboratori a cercare esercizi commerciali che li accettano può rilevarsi una gran seccatura. Il discorso non riguarda solo chi si dirige fisicamente sul luogo di lavoro ma anche i cosiddetti “remote worker”, ovvero i collaboratori a distanza.
Ecco perché le aziende e le organizzazioni più attente alle novità e desiderose di investire anche sulla qualità dell’ambiente di lavoro si affidano a società all’avanguardia, che vantano convenzioni con migliaia di esercizi commerciali in tutto il Paese. In ogni caso i buoni pasto sono uno strumento vantaggioso sia per chi li distribuisce che per chi li riceve.
A chi spettano?
Per le aziende esiste una normativa che permette di beneficiare di interessanti vantaggi fiscali, nonché gestionali rispetto all’utilizzo dei buoni pasto. A tale proposito suggeriamo di visionare il Decreto Legislativo 50 del 2016 e il Decreto Ministeriale 122 del 2017, i testi normativi che spiegano a chi spettano i buoni pasto e tutte le specifiche del caso.
Il diritto è esteso a lavoratori con contratti full time e part-time ma anche a chi ha rapporti di collaborazione continuativa o a progetto. Lo stesso vale anche per i lavoratori in smart working e, quindi, per tutti coloro che non si recano fisicamente in azienda, così come previsto dal Protocollo Nazionale sul Lavoro del 2021.