Elon Musk ha nuovamente preso di mira Sam Altman in risposta all’accusa di un utente secondo cui il CEO di OpenAI avrebbe effettivamente rubato internet e lo stava ridistribuendo attraverso chiamate API incrementali.
Cosa è successo
Lunedì un utente di X ha accusato Altman di aver rubato internet e poi rivenderlo agli utenti, un API alla volta.
Questa affermazione ha immediatamente catturato l’attenzione di Musk, che ha co-fondato la società proprietaria di ChatGPT OpenAI nel 2015 e ha poi lasciato l’azienda nel 2018.
Il commento di Musk ha scatenato un dibattito sulla pratica di raccogliere e comprimere dati da Internet per costruire potenti modelli di intelligenza artificiale. L’accusa dell’utente ha ulteriormente delineato una strategia che prevede la vendita di questi dati agli utenti attraverso API e l’imposizione di barriere legali per impedire ad altri di seguire lo stesso percorso.
Nella sezione dei commenti, alcune persone hanno detto che i modelli addestrati su dati liberamente disponibili su internet dovrebbero rimanere aperti e accessibili. In particolare, ChatGPT Plus è disponibile a 20 dollari al mese negli Stati Uniti e include l’accesso a GPT-4, l’ultimo modello LLM di OpenAI. La discussione ha anche affrontato la questione dei costi per addestrare i modelli di intelligenza artificiale e se questi possano giustificare una monetizzazione dei dati.
Vale la pena notare che OpenAI, una volta un’organizzazione no profit open source, si è trasformata in un’entità chiusa. Musk aveva già parlato del ruolo di Microsoft Corporation in questa trasformazione e ha accusato l’azienda di avere accesso al codice sorgente di OpenAI.
Perché è importante
A aprile, è stato riferito che OpenAI aveva perso l’accesso a Twitter perché Musk riteneva che i 2 milioni di dollari pagati dall’azienda guidata da Altman per la licenza fossero insufficienti.
Durante lo stesso periodo, OpenAI ha introdotto una “modalità incognito” che ha permesso agli utenti di decidere se i loro registri di conversazione dovessero essere salvati per migliorare l’AI di ChatGPT. L’azienda ha anche annunciato che sta lavorando su ChatGPT Business, un servizio a pagamento progettato per le aziende che cercano un maggiore controllo sui dati dei propri utenti. All’inizio di quest’anno, l’Italia ha temporaneamente vietato ChatGPT, ma in seguito ha permesso di riprenderne l’utilizzo a determinate condizioni, tra cui l’opzione per gli utenti di opporsi al trattamento dei dati.
Nel frattempo, la scorsa settimana, la Cina ha proposto una lista nera di fonti che non possono essere utilizzate per addestrare modelli AI generativi, tra cui contenuti censurati presenti su internet cinese.
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