Il caso CrowdStrike segnala che non sono importanti solo le barriere contro attacchi esterni ma anche la gestione del rischio di incidenti involontari. Il ruolo finora assente di governi e autorità di controllo
La globalizzazione che ha dominato economie e mercati nel primo ventennio del nuovo millennio sembrava al tramonto negli ultimi 3-4 anni, ma continua a funzionare benissimo nella trasmissione planetaria degli shock “esterni”, dalla pandemia alle guerre con il loro portato di lockdown, strozzature, caro energia e inflazione, fino al blackout informatico globale di venerdì 19 luglio, quando un singolo e del tutto “marginale” incidente di software ha mandato in tilt per diverse ore i sistemi finanziari, sanitari e di trasporto, che per il loro funzionamento si affidano a un infrastruttura digitale sempre più estesa e capillarmente impregnata di Intelligenza Artificiale. Non è stata una catastrofe globale, ma un allarme rosso della sua possibilità e crescente probabilità.
IL TEMA DELLA SICUREZZA NELLE AREE STRATEGICHE
Il grande tema che si sta affermando nella terza decade del secolo appena iniziato è indubbiamente quello della sicurezza: sanitaria, energetica, militare, e ora digitale. Sembrava che quest’ultimo consistesse soprattutto nella capacità di difendere reti e sistemi informatici da attacchi esterni portati da hacker interni o di paesi nemici. Il caso del default di un singolo pezzo di software avvenuto causalmente durante un aggiornamento dei sistemi della texana CrowdStrike, azienda da 83 miliardi di dollari specializzata proprio in cybersicurezza basata su cloud con oltre 20.000 clienti, tra cui colossi come Amazon a Microsoft, mostra che la vulnerabilità è insita nel sistema, si annida anche nelle sue componenti remote e marginali, ed è molto più difficile da prevenire e contrastare rispetto ad attacchi esterni deliberati…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.