Goldman Sachs sottolinea che le restrizioni all’estrazione e alla produzione, insieme al mantenimento delle sanzioni all’Iran, dovrebbero sostenere i prezzi del greggio
Tra i primi provvedimenti esecutivi dell’amministrazione Biden spiccano le restrizioni all’industria petrolifera in Nord America, dalle estrazioni alla costruzione di oleodotti. Sembra anche che Biden non abbia fretta di ritirare le sanzioni contro l’Iran. Il tutto, combinato con la spinta all’espansione della spesa pubblica di stimolo, che di per sé induce a un aumento della domanda di energia, dovrebbe spingere al rialzo i prezzi delle fonti tradizionali, visto anche che la domanda che arriva oggi dall’alimentazione elettrica delle auto è ancora una frazione minima del totale. Lo sostiene in un commento Goldman Sachs Commodity Research a rafforzamento della visione ‘costruttiva’ sui prezzi di oil & gas che la grande casa americana sostiene da tempo, sottolineando anche le implicazioni inflazionistiche di questo scenario.
LE RESTRIZIONI FARANNO SALIRE I COSTI
A supporto della tesi Goldman Sachs cita una serie di fattori, a cominciare dalla moratoria di 60 giorni introdotta da Biden per il rilascio di licenze federali di esplorazione e estrazione di oil&gas, che indica la volontà di bloccare in prospettiva nuove attività in questo campo, con tutte le implicazioni in termini di costi, e quindi prezzi finali, molto più elevati nei prossimi anni. Poi lo stimolo finanziato in deficit e una politica estera entrambi destinati a determinare un aumento della domanda di energia ma anche una stretta della produzione da fonti tradizionali…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.