Alcuni papà lanciano il pallone, altri sono i re del barbecue. Warren Buffett? Lui leggeva il giornale, e parecchio. Eppure, a sentire sua figlia, Susie Buffett, questo non lo rendeva affatto meno padre.
“Ho sempre avuto la fortissima sensazione di quanto fosse importante per lui essere… in casa, presente”, ha raccontato in un’intervista del 2015 per il documentario HBO “Becoming Warren Buffett”. “Era a tavola ogni sera. Molto presente a tavola.”
Non era il classico genitore super-attivo, all’americana, come quelli che si vedono in TV. “Non era il papà che andava in giardino a lanciare il pallone”, ha aggiunto. “E non era neanche il papà, sai, seduto in camera da letto la sera a leggerci le storie”. Ma questo non significava che non ci fosse. Anzi.
Buffett, noto per essere una delle menti più impegnate nel mondo della finanza, trovava comunque il tempo di cullare Susie per farla addormentare e cantare “Over the Rainbow” – un ricordo che lei tiene particolarmente caro. “Ho un attaccamento follemente sentimentale a quella canzone”, ha detto, ricordando come lui ne avesse persino fatto una registrazione karaoke come regalo.
Anche se immerso nelle sue letture o a far quadrare mentalmente gli investimenti, non era mai in giro per viaggi di lavoro o irraggiungibile. “Molti miei amici avevano papà che viaggiavano parecchio. Il mio papà era in casa, lì,” ha spiegato. “Non ho mai avuto la sensazione che… non avrebbe avuto tempo per noi. Quello non è mai successo.”
Susie ha rievocato momenti semplici ma profondamente premurosi. “Ricordo un giorno, tornata da scuola, c’era una grande scatola sul tavolo da pranzo e dentro c’era un vestito nuovo e un lecca-lecca Slo Poke. Avevo circa 8 anni e mio padre mi portò al balletto.”
Voleva andarci? “Ora che sono più grande, sono sicura che mia madre lo abbia costretto,” ha detto, ridendo. “Ma all’epoca non l’ho mai saputo.”
E sì, persino l’aiuto con i compiti era sul tavolo – in un certo senso. “Era un po’ un caso disperato chiedergli aiuto con la matematica perché lui trovava la risposta, ma poi non sapeva spiegare come ci fosse arrivato,” ha confessato.
L’immagine che Susie dipinge è meno quella di una paternità tradizionale e più quella di presenza, costanza e una silenziosa affidabilità. “C’era sempre ogni volta che avevamo bisogno di lui, perché era fisicamente presente.”
Quindi, anche se Warren Buffett non sarà stato il papà delle favole della buonanotte o l’atleta del cortile, sua figlia non ha mai dubitato di quale fosse il suo posto nella sua vita. Lui c’era. In casa. A tavola. Culinandola per farla addormentare. E, quando contava davvero, sempre lì, a portata di mano.
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