I prezzi delle principali criptovalute sul mercato, come Bitcoin (CRYPTO:BTC), Ethereum (CRYPTO:ETH) e Dogecoin (CRYPTO:DOGE), all’inizio della giornata di martedì hanno proseguito il loro tonfo in seguito al recente avvertimento rivolto dalla Cina alle società statali di stare lontane dal mining di criptovalute, il processo energivoro mediante il quale vengono prodotti i token di criptovaluta.
Cosa è successo
La Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme (CNSR) della Cina ha dichiarato che prevede di reprimere il mining di Bitcoin su scala industriale e qualsiasi coinvolgimento delle società statali in quest’attività, secondo quanto riportato martedì da Bloomberg.
Secondo il report, la CNSR potrebbe imporre misure punitive sotto forma di prezzi elevati dell’energia alle aziende che sfidano il divieto imposto dal governo e continuano a impegnarsi nel mining di criptovalute su scala industriale.
Al momento della pubblicazione, Bitcoin era in calo giornaliero di quasi il 7,4% a 60.938,74 dollari; nelle ultime 24 ore Ethereum ha perso l’8,3% a 4.321,48 dollari e Dogecoin ha ceduto quasi il 6,7% a 0,2450 dollari.
Perché è importante
Il recente monito di Pechino evidenzia l’intensificazione della repressione contro le criptovalute in Cina visto quest’anno.
A settembre il governo cinese ha ribadito che reprimerà tutte le transazioni finanziarie che coinvolgono le criptovalute e ha emesso un divieto nazionale sul mining delle cripto.
Uno dei motivi della repressione intensificata sono stati i timori per gli approvvigionamenti energetici della Cina in vista dell’imminente stagione invernale.
Conseguentemente, il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba Group Holding Ltd. (NYSE:BABA) ha annunciato che a partire da ottobre avrebbe smesso di vendere attrezzature per il mining di criptovalute sulle sue piattaforme.