Cosa è successo: i vincoli normativi sulle criptovalute sono motivo di preoccupazione per i gestori patrimoniali di tutto il mondo.
Jim Paulsen, Chief Investment Officer presso The Leuthold Group (società che gestisce oltre 1 miliardo di dollari), si dice frustrato dal fatto di non poter acquistare Bitcoin per conto dei suoi clienti, ha riferito Reuters.
“Quello che mi piace di Bitcoin è… che la sua correlazione con le azioni e gli altri asset è straordinariamente indipendente”, ha affermato Paulsen.
Sensazioni simili sono state espresse dall’amministratore delegato di Wealth Consulting Group, Jimmy Lee, che ha affermato: “Non consentire l’acquisto di criptovalute è qualcosa di frustrante per molti consulenti, ma è un asset così volatile che molti investitori finiscono per farlo da soli”.
Perché è importante: allo stato attuale, la Securities and Exchange Commission non riconosce le criptovalute come una classe d’investimento tradizionale – come azioni o obbligazioni – e gli obblighi di comunicazione per i fondi comuni di investimento che possiedono criptovalute restano poco chiari.
Alla luce di questa incertezza normativa, i gestori degli investimenti continuano a essere preoccupati per l’acquisto di Bitcoin (CRYPTO:BTC), Ethereum (CRYPTO:ETH) e altre altcoin.
Da marzo 2020 Bitcoin ed Ethereum sono cresciute di oltre il 900% ciascuna nonostante siano le due maggiori criptovalute al mondo per capitalizzazione di mercato, rendendole una classe d’investimento attraente per i gestori patrimoniali.
Nel frattempo: mentre negli Stati Uniti un chiaro orizzonte normativo deve ancora emergere, uno dei maggiori exchange di criptovaluta della Cina ha appena ottenuto l’autorizzazione normativa per istituire un fondo di gestione patrimoniale dedicato alle criptovalute.
In un annuncio ufficiale di questa mattina, Huobi ha dichiarato di aver ricevuto la licenza dalla Hong Kong Securities and Futures Commission per poter lanciare un portafoglio di gestione patrimoniale di criptovalute.
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